Documenti Confindustria
Roma,
27 Settembre 1999
LEGGE QUADRO IN MATERIA DI RIORDINO DEI CICLI DELL'ISTRUZIONE
IL PARERE DI
CONFINDUSTRIA
II 22 settembre 1999 la Camera dei Deputati ha
approvato la riforma dei Cicli scolastici che ora passa all'esame del Senato.
Confindustria è convinta che un sistema scolastico
vecchio e dequalificato e privo di un'efficace e indipendente sistema di
valutazione sia una vera e propria diseconomia esterna per le imprese. Ciò
spiega l'impegno di Confindustria a sostegno di ogni processo di effettiva
modernizzazione del sistema educativo.
In particolare Confindustria ha espresso
dettagliatamente le sue proposte nel documento "Verso la scuola del 2000:
cooperare e competere" del marzo 1998.
A nostro parere i dieci assi portanti di una riforma
sistemica per la scuola italiana sono i seguenti:
· Il Parlamento ripensa e ridefinisce le finalità
della scuola per il XXI Secolo ponendo eguale attenzione ai quattro pilastri
considerati dall'UNESCO essenziali perché l'educazione sia efficace; imparare a
conoscere (cultura generale), imparare a fare (competenza), imparare a vivere
con gli altri (regole di cittadinanza, rispetto delle differenze,
alfabetizzazione emotiva), imparare ad essere (capacità di critica, autonomia
di giudizio, responsabilità);
· Autonomia efficace delle scuole e riforma del
Ministero;
· Riforma dei cicli scolastici basata su elevamento
dell'obbligo scolastico dagli attuali 8 a 10 anni, garanzia per tutti i giovani
fino a 18 anni di poter entrare nel mondo del lavoro avendo l'opportunità di
frequentare un percorso formativo professionalizzante, aggiornamento e
semplificazione dei curricula, riduzione delle materie e rinuncia
all'enciclopedismo, abbandono dei programmi rigidi e individuazione delle mete
educative che ogni indirizzo deve garantire;
· Diffusione di nuove tecnologie e metodologie
didattiche che favoriscano il migliore apprendimento da parte degli studenti;
· Realizzazione di una "scuola aperta",
verso gli studenti (come luogo non autoritario e istituzione amica), verso la
famiglia, verso la società anche attraverso la promozione di forme di
alternanza scuola-lavoro;
· Costituzione di una Authority indipendente dal
Ministero della P.I. per la valutazione della qualità del servizio
scolastico rispetto a standard prefissati;
· Parità tra scuole statali e non statali (con o
senza fini di lucro) per garantire libertà di scelta alle famiglie, rompere il
monopolio statalista, liberalizzare il sistema attraverso una concorrenza
regolata e migliorare la qualità globale del servizio scolastico pubblico (che
resta tale anche se in parte non gestito dallo Stato) attraverso sgravi fiscali
parziali ma consistenti per le famiglie che scelgono scuole non statali che
dovranno comunque sempre far riferimento ai valori costituzionali e rispettare
standard qualitativi definiti e controllati dal Ministero della P.I.;
· Efficace integrazione tra scuola e formazione
professionale per assicurare ai giovani una scelta professionalizzante
alternativa al diploma e all'università; conseguente innalzamento del livello
culturale e professionale medio dei giovani da inserire nelle imprese;
· Piano pluriennale di riqualificazione degli
insegnanti e dei Capi d'Istituto per impedire l'impiegatizzazione di una
funzione che dovrebbe tornare ad essere altamente professionale e socialmente
prestigiosa;
· Nuovi contratti che incidano sulla motivazione del
personale della scuola, abbandonando la vecchia logica egualitaristica (bassi
stipendi, nessun controllo, nessuna carriera) che va a tutto danno degli
studenti e del prestigio degli insegnanti anche attraverso la valorizzazione
della professionalità docente.
Confindustria esprime l'auspicio che il Senato esamini
celermente il testo oggi approvato alla Camera in modo tale che si possa
finalmente approvare prima della fine della Legislatura la riforma della scuola.
La proposta oggi approvata alla Camera costituisce un ulteriore tassello di un
più generale mosaico costituito dalle altre importanti riforme (dall'autonomia
scolastica, alla nuova maturità, alla dirigenza dei presidi, all'elevamento
dell'obbligo scolastico, all'istruzione tecnica superiore e all'obbligo di
frequenza di attività formative fino a 18 anni). Anche grazie alla spinta delle
Parti Sociali l'Italia si è avviata su una strada di modernizzazione del
sistema educativo che deve essere portata a compimento.
Una riforma dei cicli approvata celermente con il
consenso più ampio possibile, anche se contenesse parti non condivisibili
sarebbe certamente un risultato migliore rispetto ad un ennesimo rinvio alla
prossima legislatura della riforma.
Il testo approvato il 22 settembre 1999 alla Camera
riprende largamente il testo presentato dal Governo nel 1997 su cui
Confindustria aveva espresso un giudizio sostanzialmente positivo anche a
partire dalla partecipazione del Vicepresidente Callieri alla "Commissione
dei quaranta Saggi" che aveva discusso in profondità le linee maestre di
una riforma della scuola con caratteristiche europee. Rispetto al testo del '97
sono rilevabili alcuni significativi cambiamenti:
· Dalla proposta di 2 cicli di 6 anni alla proposta di
un ciclo di 7 anni a cui fa seguito un ciclo di 5 anni;
· Dalla proposta dell'obbligo scolastico di 10 anni
(da 5 a 15) alla proposta dell'obbligo scolastico di 9 anni (da 6 a 15).
I capisaldi su cui la Legge di riforma approvata alla
Camera si fonda sono cinque: la modernizzazione dell'organizzazione scolastica,
l'aggiornamento dei curriculi, l'introduzione di nuovi saperi, l'adeguamento
agli standard europei (2 cicli di complessivi 12 anni di scuola), la ricerca di
un miglior rapporto tra scuola, formazione e impresa.
Confindustria esprime apprezzamento generale per la
riforma per i suoi indirizzi europei e per il rispetto degli orientamenti
contenuti nel Patto per lo sviluppo, in particolare per quanto concerne
l'obbligo di frequenza alle attività formative fino a 18 anni che (come normato
dalla Legge 144/1999 all'art.68, richiamato nel testo della riforma della
scuola) potrà essere assolto sia nell'apprendistato che in percorsi integrati
tra scuola e formazione professionale.
Tra i mutamenti più significativi l'accorpamento in un
unico ciclo di studi della scuola elementare e della scuola media denominato
"scuola di base". Tale accorpamento, di fatto già presente in
numerose esperienze di "verticalizzazione", dovrà essere realizzato
salvaguardando i modelli didattici particolarmente innovativi sperimentati nella
scuola elementare.
Tutti gli attuali istituti secondari di secondo grado
assumeranno la denominazione di Licei. Tale innovazione (da tempo presente ad
esempio nel sistema francese) dovrà salvaguardare la peculiarità dei diversi
indirizzi e non trasformarsi in una "liceizzazione" (cioè riduzione
delle specificità professionalizzanti) degli indirizzi tecnici e tecnologici.
Da apprezzare particolarmente la previsione nel corso del secondo anno del ciclo
secondario di "iniziative formative per collegare gli apprendimenti
curriculari con le diverse realtà sociali, culturali, produttive,
professionali". Tali attività, che nel testo originario venivano più
correttamente definite "moduli", si attueranno anche in convenzione
con Enti e Centri di formazione professionale e potranno favorire il concreto
avvio di esperienze diffuse di alternanza studio-lavoro. Desta una particolare
menzione la sottolineatura della certificazione attestante il percorso didattico
e le competenze acquisite per quanto riguarda l'obbligo scolastico e l'enfasi
posta negli ultimi tre anni del ciclo secondario sulla realizzazione di stage
attraverso alcuni periodi di inserimento nelle aziende.
L'intero ciclo scolastico italiano durerà 1 anno in
meno (da 13 a 12 anni) e a conclusione del ciclo scolastico potranno essere
realizzate esperienze di formazione tecnica superiore in collaborazione con
imprese e centri di formazione professionale.
Nel testo approvato alla Camera non mancano elementi di
criticità. In particolare la riforma privilegia gli ordinamenti generali e i
cicli e non da sufficiente centralità ai nuovi contenuti della scuola, ai nuovi
metodi, ai nuovi saperi, delegando di fatto agli atti amministrativi successivi
questo compito. Manca ad esempio nel primo articolo della Legge un riferimento
preciso ai 4 pilastri fondamentali considerati dall'UNESCO essenziali perché
l'istruzione sia efficace. Se vogliamo che la riforma della scuola incida
davvero nella società italiana è necessario precisarne in modo più chiaro i
contenuti essenziali, in particolare chiarendo che verrà data eguale attenzione
all'imparare a conoscere (cultura generale), all'imparare a fare (competenza),
all'imparare a vivere con gli altri (regole di cittadinanza, rispetto delle
differenze, alfabetizzazione emotiva), all'imparare ad essere (autonomia di
giudizio e capacità critica).
Risulta poco comprensibile la rinuncia all'integrazione
tra scuola e formazione professionale nel nuovo obbligo scolastico portato a 15
anni con conseguenti ulteriori problemi per quei giovani che dopo il 14 anno si
iscrivevano a corsi biennali di formazione professionale per il conseguimento di
una qualifica.
Nelle disposizioni relative al ciclo secondario non
risulta sufficientemente evidenziata la differenza di finalità e obiettivi
didattici tra biennio (che deve essere differenziato e certificabile) e triennio
e non è richiamata la terminalità anche ai fini dell'inserimento lavorativo
del ciclo secondario stesso, negli indirizzi tecnico e tecnologico.
Vi è infine un riferimento (all'art.5) all'educazione
degli adulti e alla formazione continua di cui non si comprende la collocazione
nella nuova architettura dei cicli scolastici essendo tali materie disciplinate
da altre norme e di competenza delle Regioni e delle Parti Sociali.
Il testo approvato è comunque sostanzialmente positivo
in quanto rompe un immobilismo ultra trentennale. L'architettura del nuovo
sistema scolastico che a nostro avviso è convincente dovrà essere accompagnata
da un profondo cambiamento culturale che riesca a riportare nella scuola
italiana i valori del merito e della selezione (degli insegnanti come degli
studenti), i valori della qualità del sapere, e i valori del rapporto positivo
tra esperienza educativa che si svolge a scuola e conoscenza del mondo del
lavoro e delle professioni. E' auspicabile che il processo riformatore venga
accompagnato da una maggiore attenzione dell'opinione pubblica ai problemi della
qualità della scuola perché la nuova architettura del sistema scolastico possa
corrispondere sul territorio un certificabile miglioramento della qualità
dell'apprendimento di tutti gli studenti.
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