http://www.cnnitalia.it/2001/MONDO/nordamerica/11/22/ashcroft/
WASHINGTON (CNN) --
L'ordine di Bush risale alla scorsa settimana. Lunedì il presidente statunitense, difendendosi dalle critiche, ha ricordato che lo stesso provvedimento fu adottatto da Franklin Delano Roosevelt durante la Seconda guerra mondiale. Epoca in cui i cittadini americani di origine giapponese, tedesca e italiana subirono parecchie discriminazioni.
Davanti a una corte marziale, l'imputato non ha diritto a una giuria, non ha diritto a un confronto con chi lo accusa né ha diritto a alcuna revisione giudiziaria delle procedure processuali o della sentenza, la quale ovviamente può essere anche di condanna a morte.
Ma i criminali di guerra, ha ricordato Ashcroft, "sono sempre stati giudicati da corti marziali". In più, il ministro ha spiegato che giudicare i terroristi con una corte civile può far correre gravi rischi a giurati e tribunali, mentre potrebbero essere inavvertitamente rivelati anche segreti militari.
Secondo Ashcroft inoltre, anche i nuovi poteri di controllo e detenzione dati alle autorità federali non toccano i diritti civili.
Fra le voci critiche contro i provvedimenti, martedì c'era quella di Kerry Kennedy Cuomo, figlia di Robert Kennedy, a suo tempo anche lui ministro della Giustizia.
Nel frattempo, mercoledì svariate fonti dell'amministrazione statunitense hanno smentito a CNN che si stesse decidendo di affidare a una corte marziale il processo in cui sarà imputato il presunto terrorista Zacarias Moussaoui, arrestato per immigrazione clandestina ma accusato anche di essere collegato alla rete di al Qaeda. Al ministero della Giustizia, secondo le stesse fonti, si sta in ogni caso discutendo se scegliere un tribunale di New York o uno della Virginia, perché c'è chi pensa che in Virginia i giudici sarebbero più favorevoli a una condanna a morte.
La bomba radioattiva non c'era. Ora Ashcroft è nei guai
di Bruno Marolo -
tratto da http://www.italy.indymedia.org/
L'OPERAZIONE
"LIBERTA' DURATURA"
HA ABROGATO NEGLI USA LE LIBERTA' FONDAMENTALI DEI CITTADINI.
http://www.luciomanisco.com/crisi/testi/Patriot%20Act_it.htm
IL "PATRIOT ACT" PROMULGATO DA BUSH, HA ANNULLATO LA "CARTA DEI DIRITTI", PARTE INTEGRANTE DELLA COSTITUZIONE. ARRESTI, INTERCETTAZIONI, PERQUISIZIONI, ORA POSSIBILI SENZA AUTORIZZAZIONI DELLA MAGISTRATURA: POTREBBE DIVENIRE REALTA' LA DETENZIONE A VITA SENZA CONDANNE DI CHIUNQUE - SOPRATTUTTO SE STRANIERO - VENGA SOSPETTATO DI TERRORISMO. DOPO DUE MESI NON SI SA ANCORA NULLA DEI 1037 ARRESTATI A SETTEMBRE. FERREA CENSURA SUI MASS MEDIA. DIVENTA PERICOLOSO PER I TURISTI ITALIANI ED EUROPEI VISITARE GLI STATI UNITI.
Di Lucio Manisco
Se si prendesse veramente cura della libertà e dell'incolumità dei cittadini italiani all'estero, la Farnesina dovrebbe seguire l'esempio del Dipartimento di Stato USA e promulgare un "advisory", una direttiva-raccomandazione, sconsigliando ai nostri connazionali di visitare gli Stati Uniti come "Paese a rischio" e, qualora viaggi del genere non possano essere evitati o rinviati, informandoli dei pericoli a cui si espongono e delle precauzioni più elementari da prendere, prima tra tutte quella di mantenersi quotidianamente in contatto con avvocati, con consolati e con l'Ambasciata d'Italia a Washington. Il che ha poco o nulla a che fare con i micidiali attacchi del terrorismo internazionale, con le "Twin Towers" e con la tragedia aerea di Queens, e tutto a che fare invece con quanto è avvenuto dopo l'11 settembre nella "Grande Repubblica Stellata", più esattamente con il "Patriot Act", la legge promulgata dal Presidente Bush, approvata alla cieca e a tamburo battente dalle due ali del Congresso. In base a questa legge, il turista italiano, europeo o cinese - ma anche ogni cittadino americano - può essere arrestato di notte o di giorno dalla polizia statale o dallo FBI, dagli agenti dello "Immigration Service", detenuto per un tempo indeterminato - alcuni dicono addirittura a vita - senza la minima tutela legale, senza autorizzazioni della magistratura, senza processi o condanne di sorta. Basta il sospetto che egli abbia svolto in un passato più o meno lontano "attività antiamericane", che rappresenti "una minaccia alla sicurezza nazionale" o che abbia avuto contatti con personaggi "collegati o riconducibili al terrorismo internazionale". In altre parole, un viaggiatore di commercio in prodotti di cachemere, che prima di raggiungere New York da Prato sia stato fotografato fra i dimostranti contro il G8 a Genova o tra quelli di Roma contro la guerra in Afghanistan, può essere arrestato, nel migliore dei casi espulso senza neppure un foglio di via, nel peggiore dei casi diventare un "desaparecido" nella peggiore tradizione argentina o cilena.
A chi pensi che queste siano esagerazioni interpretative all'insegna dell'antiamericanismo va ricordato il caso dei 1037 "desaparecidos", arrestati negli Stati Uniti dopo l'11 settembre e dei quali a distanza di due mesi non si sa assolutamente nulla: corre voce che solo 10 rischiano incriminazioni per avere avuto contatti con i 19 terroristi - suicidi - delle Due Torri e del Pentagono; ad altri 18 è stato permesso di contattare familiari e avvocati malgrado continuino ad essere trasferiti da un carcere all'altro del paese. Cosa è accaduto a tutti gli altri? Lo Attorney General, il Ministro alla Giustizia John Ashcroft ha dato finora risposte delle più evasive ai quesiti rivoltigli da note organizzazioni per la tutela dei diritti dei cittadini, come l'Unione Americana per le Libertà Civili, il Centro Studi per la Sicurezza Nazionale o la Federazione degli Scienziati Americani: John Ashcroft ha rifiutato di fornire i nomi, il numero esatto degli arrestati, i luoghi della loro detenzione; continua ad alludere al fatto che si tratta di una situazione di emergenza che richiede misure di emergenza atte a garantire la sicurezza dei cittadini "nel rispetto delle leggi". Ha anche definito non degne di smentita le voci sempre più ricorrenti secondo cui molti degli arrestati sarebbero stati sottoposti a torture o a somministrazioni di sieri della verità così micidiali da ridurre le vittime ad uno "stato vegetale". (Ma alcuni quotidiani americani si sono chiesti se il ricorso alla tortura non sia giustificato dalla minaccia terroristica che incombe su 286 milioni di cittadini dell'Unione).
John Ashcroft, noto per la sua associazione militante con i movimenti americani del fondamentalismo cristiano, è l'estensore del "Patriot Act" promulgato da Bush e approvato senza dibattito dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato: la legge abroga a tutti gli effetti quei fondamentali Emendamenti della Costituzione noti con il nome di "Bill of Rights" o "Carta dei Diritti": annulla lo "Habeas Corpus", già intaccato dall'ex Presidente Clinton con la sua legge antiterrorismo, e l'essenziale garanzia costituzionale della "probable cause" nell'investigazione di un reato: in altri termini, permette alla polizia in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione di entrare e perquisire un'abitazione, di sottrarre e confiscare documenti, conti bancari, fotografie di famiglia, senza una autorizzazione ad hoc del magistrato e senza la necessità di informare il cittadino domiciliato in quella casa qualora risulti assente. La nuova legge viola il Primo Emendamento, che garantisce al cittadino il diritto di appellarsi all'autorità governativa per torti veri o presunti tali subiti ad opera delle cosiddette Forze dell'Ordine; viola il Quinto Emendamento, che proibisce la privazione della libertà, della proprietà o della vita stessa senza una procedura giudiziaria che includa condanne ed appelli; abroga il Sesto Emendamento, sulla celerità e trasparenza di ogni procedura giudiziaria che, dopo l'11 settembre, può anche non aver luogo; demolisce tutte le altre garanzie del "Bill of Rights" sul diritto alla "privacy"; investe di poteri illimitati lo FBI nelle sue inchieste su attività "unamerican". (Ralph Nader e i Verdi americani potrebbero così essere arrestati e detenuti con il pretesto che la loro attività politica, secondo lo FBI, va contro gli interessi nazionali così come questi vengono identificati e definiti dall'amministrazione Bush).
E' probabile - anche se è difficile accertarlo - che l'attacco terroristico dell'11 settembre abbia lasciato una cicatrice psichica sulla coscienza collettiva nazionale; è altrettanto probabile che il cosiddetto uomo della strada manifesti solo stupore e non un vero e proprio allarme nel guardare per la prima volta ad una massiccia presenza delle forze armate del paese in luoghi pubblici come gli aereoporti, le stazioni ferroviarie o quelle delle corriere "Greyhound". Come ha osservato un servizio giornalistico della Fox News: "Per gli americani si tratta comunque di un'immagine scioccante: soldati in uniforme armati e pericolosi che pattugliano i treni, i ponti sulla baia di San Francisco, e le strade di dozzine di città da una costa all'altra del Continente". La verità è che una eccezionale misura di emergenza del genere potrebbe essere trasformata in legge permanente, a giudicare almeno dalle proposte avanzate da esponenti dell'amministrazione Bush e da deputati e senatori di estrema destra: si tratta di abrogare una legge del 1878 denominata "Posse Comitatus Act" che pose fine all'occupazione militare degli Stati del sud dopo la Guerra Civile e il periodo della "ricostruzione". Con quella legge venne proibito alle forze armate di svolgere funzioni di polizia con la sola eccezione di stati di guerra o di emergenze nazionali di breve durata. Fino a ieri solo i riservisti della Guardia Nazionale venivano impiegati in situazioni critiche determinate da calamità naturali. Due le eccezioni: l'impiego della truppa sulle frontiere per intercettare e bloccare il traffico di stupefacenti, e nel 1992 l'intervento dei Marines a Los Angeles per reprimere i tumulti provocati dall'assoluzione dei poliziotti che avevano massacrato di botte l'afro-americano Rodney King.
La promulgazione del "Patriot Act" e la probabile abrogazione del "Posse Comitatus Act" sono state accolte con qualche tenue protesta da pochi quotidiani americani una volta etichettati "liberal". Tutti gli altri mass-media hanno accolto con un assordante silenzio o hanno entusiasticamente approvato i nuovi sviluppi legislativi. Censura e autocensura vanno di pari passo nella "land of the free and the home of the brave"
Basta ricordare quanto è accaduto alla scrittice Susan Sontag per avere asserito che quello dell'11 settembre non era stato un assalto alla civiltà o alla libertà, bensì un attacco portato ad una autoproclamatasi "superpotenza mondiale" per via di alcune sue specifiche alleanze ed interventi militari all'estero. La scrittrice viene tuttora definita dalla stampa benpensante una "ottusa morale" ed una "militante del movimento antiamericano".
Il problema è che l'esempio statunitense, comprese la censura e l'autocensura dei mass-media, rischia di venire seguito alla lettera da alcuni capi di governo della vecchia Europa, dal laburista in elmetto del Regno Unito al maggiordomo a stelle e strisce nella repubblica delle banane.
Lucio Manisco
July 08, 2003
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/07/08/
accusa_di_genocidio_contro_il_bigpharma_gli_accusati.htm
Gli Accusati
Le seguenti persone provenienti da nazionalita' e settori corporativi,
militari e politici differenti, sono gli accusati dei crimini di questo
appello:
1. George W. Bush, Presidente degli STATI UNITI. E'
il principale esecutore politico degli interessi del cartello farmaceutico e
petrolchimico. E' il principale esecutore politico dei crimini di guerra
contro l'Iraq e degli altri crimini di questo appello.
2. Anthony Charles Lynton ("Tony") Blair,
primo ministro del Regno Unito. E' la testa e l'esecutore politico di questi
atti criminali oltre ad essere complice di George W. Bush nell'aver commesso i
crimini elencati in questo appello.
3. Richard Bruce ("Dick") Cheney, vice-presidente
degli STATI UNITI. Cheney era direttore generale della compagnia petrolifera
Haliburton & Company di Dallas, Texas. Dopo la conquista dell'Iraq, la
Haliburton e' stata la promotrice del saccheggio economico in Iraq sotto il
falso pretesto della ricostruzione.
4. Donald Rumsfeld, segretario alla difesa. Rumsfeld era
direttore generale di parecchie compagnie farmaceutiche e biotecnologiche, tra
le altre anche la G.D.Searle, oggi parte della Pharmacia. Per parecchie
decadi, ha avuto il ruolo di organizzatore strategico del "business
farmaceutico della malattia". Ha ricevuto parecchi riconoscimenti
dall'industria farmaceutica. Al fianco di George W. Bush, Donald Rumsfeld e'
stato uno dei principali istigatori alla guerra d'aggressione nei confronti
dell'Iraq.
5. John Ashcroft, Avvocato generale degli STATI UNITI. E' uno
degli strateghi della legge cosiddetta "Homeland Security Act", uno
degli strumenti organizzativi tramite il quale gli accusati stanno
sistematicamente minando i diritti civili degli abitanti degli Stati Uniti. E'
responsabile della legislazione protezionista che assegna essenzialmente
l'immunità all'industria farmaceutica dall'essere giudicata responsabile per
i crimini commessi negli Stati Uniti.
6. Tom Ridge, segretario dell'Homeland Security, complice di
John Ashcroft nella cementazione del controllo politico ed economico da parte
degli accusati con lo scopo di continuare il loro commercio senza scrupoli
basato sulla malattia e altri crimini, minando sistematicamente i diritti
civili degli Stati Uniti.
7. Condoleezza Rice, Consigliere di Sicurezza degli STATI
UNITI. Ex direttore del gigante petrolchimico Chevron, promotrice della guerra
d'aggressione degli accusati.
Nel settore farmaceutico, le seguenti compagnie sono accusate:
1. Pfizer Inc., il direttore generale Dott. Henry A.
McKinnell, altri quadri esecutivi ed il suo consiglio
d'amministrazione.
2. Merck & Co. inc., il direttore generale Raymond
V. Gilmartin, altri quadri esecutivi ed il consiglio
d'amministrazione.
3. GlaxoSmithKline PLC, il direttore generale Dott.
Jean-Pierre Garnier, gli altri quadri ed il consiglio
d'amministrazione.
4. Novartis AG, il direttore generale Dott. Daniel Vasella,
gli altri quadri ed il consiglio d'amministrazione.
5. Amgen Inc., il direttore generale Kevin Sharer,
gli altri quadri ed il consiglio d'amministrazione.
6. Astra Zeneca, il direttore generale Sir Tom McKillop, gli
altri quadri ed il consiglio d'amministrazione.
7. Eli Lilly e Company, il direttore generale Sidney Taurel,
gli altri quadri ed il consiglio d'amministrazione.
8. Abbott Laboratories, il direttore generale Miles D. White,
gli altri quadri ed il consiglio d'amministrazione.
9. Altre compagnie farmaceutiche , i loro capi esecutivi e i
vari consigli d'amministrazione che effettuano e promuovono il "business
per investimento della malattia" ed altri crimini.
Nel settore petrolchimico, le seguenti società ed i loro esecutivi
vengono accusate:
1. ExxonMobil Corporation, il direttore generale
Lee
R. Raymond, gli altri quadri ed il relativo consiglio
d'amministrazione.
2. British-Petroleum (BP), il direttore generale Lord
Browne of Madingley, FREng, gli altri quadri ed il relativo consiglio
d'amministrazione.
3. Chevron Texaco Corp., il direttore generale David O'Reilly, gli altri quadri ed il relativo consiglio
d'amministrazione.
4. Altre aziende petrolchimiche che traggono beneficio dal
saccheggio e dalla distruzione della guerra d'aggressione contro l'Iraq.
I gruppi finanziari dietro queste multinazionali corporative:
1. The Rockefeller Financial Group e i membri della famiglia
Rockefeller per aver tratto beneficio dai crimini commessi.
2. The Rothschild Group e tutti i relativi membri che
traggono beneficio finanziario dai crimini commessi.
3. The JP Morgan Group e i membri che traggono beneficio
finanziario dai crimini commessi.
4. La Commissione trilaterale ed i relativi membri , un
gruppo fondato da David Rockefeller per coordinare gli interessi dei gruppi
d'investimento nelle tre zone del mondo, U.S.A, Europa e Giappone - da cui il
nome "trilaterale" - compresi tutti i membri di questa commissione,
colpevoli individualmente di aver partecipato a questi crimini o di trarre
beneficio dal loro finanziamento.
5. I membri di altri gruppi corporativi e d'interesse che nel
corso di ulteriori indagini verranno trovati colpevoli di aver partecipato
attivamente a questi crimini o per averne tratto beneficio finanziario
personale.
6. J.P. Morgan Chase Bank, il direttore generale
William B. Harrison Jr., gli altri quadri ed il relativo consiglio
d'amministrazione.
7. Altre istituzioni finanziarie i loro capi esecutivi, i
relativi consigli d'amministrazione, gli azionisti ed altri che nel corso di
ulteriore indagini verranno trovati colpevoli di aver partecipato attivamente
a questi crimini o per averne tratto beneficio finanziario personale.
8. Personaggi politici dei vari organismi nazionali ed
internazionali che nel corso di ulteriori indagini verranno trovati colpevoli
di aver partecipato attivamente a questi crimini o per averne tratto beneficio
finanziario personale.
9. Personaggi militari che hanno partecipato, o che nel corso di ulteriori
indagini verranno trovati colpevoli di aver partecipato attivamente a questi
crimini o per averne tratto beneficio finanziario personale.
10. Quadri dell'industria farmaceutica che nel corso di
ulteriori indagini verranno trovati colpevoli di aver partecipato attivamente
a questi crimini o per averne tratto beneficio finanziario personale.
11. Personaggi del settore mediatico che nel corso di
ulteriori indagini verranno trovati colpevoli di aver partecipato attivamente
a questi crimini o per averne tratto beneficio finanziario personale.
12. Qualsiasi altra persona, organizzazione o gruppo specifico che nel
corso di ulteriori indagini verranno trovati colpevoli di aver
partecipato attivamente a questi crimini o per averne tratto beneficio
finanziario personale.
Trattati internazionali applicabili a questo appello
Oltre che allo "Statuto di Roma" della Corte di Giustizia
Internazionale, le gravi accuse di questo appello, sono applicabili anche ai
seguenti trattati e dichiarazioni internazionali :
* Il trattato delle Nazioni Unite
* La Dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'8 dicembre del 1948
* La Convenzione di Ginevra sui diritti dell'uomo del 12 agosto del 1949
* La Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio del
12 gennaio del 1951
* La Convenzione sulla non applicabilità delle limitazioni statutarie per i
crimini di guerra e per i crimini contro l'umanità del 1968
* I principii di cooperazione internazionale per il rilevamento, l'arresto,
l'estradizione e la punizione delle persone colpevoli di crimini di guerra e
crimini contro l'umanità del 1973
go to:
* Introduzione
* I
capi d'accusa
* Il
Precendente storico di questo reclamo
* Prove
dei crimini commessi
* Gli
accusati
* Giurisdizione
del tribunale penale internazionale sugli imputati
* Appello
finalego to:
* Introduzione
* I
capi d'accusa
* Il
Precendente storico di questo reclamo
* Prove
dei crimini commessi
* Gli
accusati
* Giurisdizione
del tribunale penale internazionale sugli imputati
* Appello
finale
Posted at July 8, 2003 10:30 AM
USA, battaglia
contro la nomina di un ministro omofobo
http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/rassegnales/gennaio-2001/noib17gennaio2001.htm Il controverso ex senatore John Ashcroft, scelto da George W. Bush
come nuovo ministro della Giustizia (Attorney General) è contestato
dai democratici per la sua netta opposizione all' aborto
WASHINGTON, 16 GEN - ''Faro' rispettare tutte le leggi degli Stati
Uniti, anche quelle che non approvo''. Il controverso ex senatore John
Ashcroft, scelto da George W. Bush come nuovo ministro della Giustizia
(Attorney General) e contestato dai democratici per la sua netta
opposizione all' aborto, ha promesso oggi al Senato - che deve
approvare o bocciare la sua nomina - che intende tracciare una netta
distinzione tra il suo dovere di far applicare la legge e le sue idee
personali. Una coalizione di gruppi femministi e per i diritti civili
sta cercando di bloccare la sua nomina a causa delle sue idee
ultraconservatrici. La seduta odierna davanti alla Commissione
Giustizia del Senato e' stata interrotta brevemente quando un gruppo
di manifestanti, mescolato al pubblico, ha cominciato ad urlare slogan
anti-Ashcroft. Sono stati trascinati fuori dall'aula dalla polizia. ''Ashcroft
e' uno dei principali architetti della strategia per abolire la legge
sull'aborto negli Stati Uniti - ha affermato oggi il senatore Ted
Kennedy, aprendo la sessione di conferma - il suo bagaglio ideologico
e molte delle sue decisioni mi lasciano molto perplesso''. Nel mirino
sono le idee super conservatrici di Ashcroft. Oltre ad essere un
vigoroso oppositore del diritto di aborto (anche nei casi di stupro ed
incesto) Ashcroft e' un attivo oppositore delle misure pro-minoranze
(dai neri ai gay) e delle leggi per bloccare la diffusione delle armi.
''Sono personalmente contrario all'aborto - ha ammesso Ashcroft - ma
capisco perfettamente che il mio compito come Attorney General sara'
quello di garantire il rispetto delle leggi esistenti e non delle mie
preferenze personali''. Mentre i repubblicani hanno fatto quadrato per
difendere la scelta di Ashcroft come ministro della Giustizia, i
democratici hanno colto l'occasione per dare battaglia. Le idee ultra-
conservatrici dell'ex-governatore e senatore del Missouri sono
diventate cosi' il primo vero test dell'amministrazione Bush per
verificare il nuovo delicato equilibrio di forze al Congresso, dove il
Senato e' diviso esattamente a meta' (50 seggi a testa per i due
partiti) e la maggioranza repubblicana alla Camera e' sottilissima. Il
braccio di ferro e' destinato a concludersi, se non vi saranno colpi
di scena, con la vittoria di Ashcroft. Le sue idee, per quanto
conservatrici, non bastano da sole ad affondare la sua candidatura a
ministro (la rinuncia di Linda Chavez come ministro del Lavoro e'
stata causata la scorsa settimana da comportamenti illegali). Inoltre
Ashcroft ha un grosso vantaggio: e' stato fino a pochi giorni fa un
membro del Senato ed un componente della stessa Commissione Giustizia
che ha cominciato oggi a esaminare le sue credenziali. I suoi
ex-colleghi democratici potranno tentare di metterlo in difficolta' ma
difficilmente voteranno contro di lui. Il presidente eletto Bush ha
ribadito oggi che Ashcroft ''e' una brava persona, un buon americano,
un ottimo candidato ad Attorney General: sono fiducioso che la sua
nomina sara' confermata dal Congresso''. La moglie Janet Ashcroft,
intervistata da una TV, ha sottolineato la ''sensibilita' e la
compassione'' del marito rivelando di aver ricevuto ''incredibile
sostegno'' dal consorte quando alcuni anni fa era stata aggredita da
uno stupratore. ''La sua reazione fu perfetta - ha detto - nessuno
puo' mettere in dubbio la sensibilita' di quest'uomo''. Durante i tre
giorni di testimonianze al Congresso i democratici intendono convocare
il giudice nero Ronnie White, scelto anni fa come primo giudice di
colore della Corte Suprema del Missouri. La sua nomina era stata
bloccata dalla opposizione di Ashcroft che l'aveva definito ''troppo
morbido'' con i criminali. Gli avversari di Ashcroft sostengono che la
mossa era stata innescata da motivi razziali. L'ex-senatore ha negato
oggi risolutamente di essere stato influenzato, nella sua opposizione,
dal colore della pelle del giudice.
http://www.cestim.org/rassegna%20stampa/03/04/26/usa.htm
ASHCROFT
Usa,
clandestini in galera
Lo stabilisce una dispozione del ministro della
giustizia di Bush
«Sicurezza nazionale». Se l'immigrato clandestino (a meno che non sia
cubano) suscita «preoccupazione» può restare in galera a tempo
indefinito
FRANCO PANTARELLI
NEW YORK
11
settembre, Bush taglia le libertà civili http://www.disinformazione.it/leggirepressive.htm NEW
YORK http://caristudenti.cs.unibo.it/~disario/chiesa/ministrogiustizia.html http://members.xoom.virgilio.it/infocontro/Liberazione01/141101i.htm Visitare
gli Usa potrebbe diventare “pericoloso” anche per un turista Nel
silenzio dei media Bush cancella la “Carta dei diritti” Lucio
Manisco Liberazione
14 novembre 2001 Se
si prendesse veramente cura della libertà e dell'incolumità dei cittadini
italiani all'estero, la Farnesina dovrebbe seguire l'esempio del Dipartimento di
Stato Usa e promulgare un "advisory", una direttiva-raccomandazione,
sconsigliando ai nostri connazionali di visitare gli Stati Uniti come “Paese a
rischio” e, qualora viaggi del genere non possano essere evitati o rinviati,
informandoli dei pericoli a cui si espongono e delle precauzioni più elementari
da prendere, prima tra tutte quella di mantenersi quotidianamente in contatto
con avvocati, con consolati e con l'Ambasciata d'Italia a Washington. Il
che ha poco o nulla a che fare con i micidiali attacchi del terrorismo
internazionale, con le "Twin Towers" e con la tragedia aerea di Queens,
e tutto a che fare invece con quanto è avvenuto dopo l'11 settembre nella
“Grande Repubblica Stellata”, più esattamente con il “Patriotic Act”,
la legge promulgata dal Presidente Bush, approvata alla cieca e a tamburo
battente dalle due ali del Congresso. In base a questa legge, il turista
italiano, europeo o cinese - ma anche ogni cittadino americano - può essere
arrestato di notte o di giorno dalla polizia statale o dallo Fbi, dagli agenti
dello “Immigration Service”, detenuto per un tempo indeterminato - alcuni
dicono addirittura a vita - senza la minima tutela legale, senza autorizzazioni
della magistratura, senza processi o condanne di sorta. Basta
il sospetto che egli abbia svolto in un passato più o meno lontano
"attività antiamericane", che rappresenti "una minaccia alla
sicurezza nazionale" o che abbia avuto contatti con personaggi “collegati
o riconducibili al terrorismo internazionale”. In altre parole, un viaggiatore
di commercio in prodotti di cachemere, che prima di raggiungere New York da
Prato sia stato fotografato fra i dimostranti contro il G8 a Genova o tra quelli
di Roma contro la guerra in Afghanistan, può essere arrestato, nel migliore dei
casi espulso senza neppure un foglio di via, nel peggiore dei casi diventare un
“desaparecido” nella peggiore tradizione argentina o cilena. Più
di mille in carcere A
chi pensi che queste siano esagerazioni interpretative all'insegna dell'antiamericanismo
va ricordato il caso dei 1037 "desaparecidos", arrestati negli Stati
Uniti dopo l'11 settembre e dei quali a distanza di due mesi non si sa
assolutamente nulla: corre voce che solo 10 rischiano incriminazioni per avere
avuto contatti con i 19 terroristi - suicidi – delle Due Torri e del
Pentagono; ad altri 18 è stato permesso di contattare familiari e avvocati
malgrado continuino ad essere trasferiti da un carcere all'altro del paese. Cosa
è accaduto a tutti gli altri? Lo
Attorney General, il ministro alla Giustizia John Ashcroft ha dato finora
risposte delle più evasive ai quesiti rivoltigli da note organizzazioni per la
tutela dei diritti dei cittadini, come l'Unione Americana per le Libertà
Civili, il Centro Studi per la Sicurezza Nazionale o la Federazione degli
Scienziati Americani: John Ashcroft ha rifiutato di fornire i nomi, il numero
esatto degli arrestati, i luoghi della loro detenzione; continua ad alludere al
fatto che si tratta di una situazione di emergenza che richiede misure di
emergenza atte a garantire la sicurezza dei cittadini "nel rispetto delle
leggi". Ha anche definito non degne di smentita le voci sempre più
ricorrenti secondo cui molti degli arrestati sarebbero stati sottoposti a
torture o a somministrazioni di sieri della verità così micidiali da ridurre
le vittime ad uno "stato vegetale". (Ma alcuni quotidiani americani si
sono chiesti se il ricorso alla tortura non sia giustificato dalla minaccia
terroristica che incombe su 286 milioni di cittadini dell'Unione). “Bill
of rights”, addio John
Ashcroft, noto per la sua associazione militante con i movimenti americani del
fondamentalismo cristiano, è l'estensore del “Patriot Act” promulgato da
Bush e approvato senza dibattito dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato:
la legge abroga a tutti gli effetti quei fondamentali Emendamenti della
Costituzione noti con il nome di “Bill of Rights” o "Carta dei
Diritti": annulla lo "Habeas Corpus", già intaccato dall'ex
Presidente Clinton con la sua legge antiterrorismo, e l'essenziale garanzia
costituzionale della "probabile cause" nell'investigazione di un
reato: in altri termini, permette alla polizia in qualsiasi momento e per
qualsiasi ragione di entrare e perquisire un’abitazione, di sottrarre e
confiscare documenti, conti bancari, fotografie di famiglia, senza una
autorizzazione ad hoc del magistrato
e senza la necessità di informare il cittadino domiciliato in quella casa
qualora risulti assente. La
nuova legge viola il Primo Emendamento, che garantisce al cittadino il diritto
di appellarsi all'autorità governativa per torti veri o presunti tali subiti ad
opera delle cosiddette Forze dell'Ordine; viola il Quinto Emendamento, che
proibisce la privazione della libertà, della proprietà o della vita stessa
senza una procedura giudiziaria che includa condanne ed appelli; abroga il Sesto
Emendamento, sulla celerità e trasparenza di ogni procedura giudiziaria che,
dopo l'11 settembre, può anche non aver luogo; demolisce tutte le altre
garanzie del "Bill of Rights" sul diritto alla "privacy";
investe di poteri illimitati lo Fbi nelle sue inchieste su attività "unamerican".
(Ralph Nader e i Verdi americani potrebbero così essere arrestati e detenuti
con il pretesto che la loro attività politica, secondo lo Fbi, va contro gli
interessi nazionali così come questi vengono identificati e definiti
dall'amministrazione Bush). L’esercito
in casa E'
probabile - anche se è difficile accertarlo - che l'attacco terroristico
dell'11 settembre abbia lasciato una cicatrice psichica sulla coscienza
collettiva nazionale; è altrettanto probabile che il cosiddetto uomo della
strada manifesti solo stupore e non un vero e proprio allarme nel guardare per
la prima volta ad una massiccia presenza delle forze armate del paese in luoghi
pubblici come gli aereoporti, le stazioni ferroviarie o quelle delle corriere”Greyhound”.
Come ha osservato un servizio giornalistico della Fox News: “Per gli americani
si tratta comunque di un'immagine scioccante: soldati in uniforme armati e
pericolosi che pattugliano i treni, i ponti sulla baia di San Francisco, e le
strade di dozzine di città da una costa all'altra del Continente”. La
verità è che una eccezionale misura di emergenza del genere potrebbe essere
trasformata in legge permanente, a giudicare almeno dalle proposte avanzate da
esponenti dell'amministrazione Bush e da deputati e senatori di estrema destra:
si tratta di abrogare una legge del 1878 denominata “Posse Comitatus Act”
che pose fine all'occupazione militare degli Stati del sud dopo la Guerra Civile
e il periodo della "ricostruzione". Con quella legge venne proibito
alle forze armate di svolgere funzioni di polizia con la sola eccezione di stati
di guerra o di emergenze nazionali di breve durata. Fino a ieri solo i
riservisti della Guardia Nazionale venivano impiegati in situazioni critiche
determinate da calamità naturali. Due le eccezioni: l'impiego della truppa
sulle frontiere per intercettare e bloccate il traffico di stupefacenti, e nel
1992 l'intervento dei Marines a Los Angeles per reprimere i tumulti provocati
dall'assoluzione dei poliziotti che avevano massacrato di botte
l'afro-americano Rodney King. La
promulgazione del “Patriot Act” e la probabile abrogazione del “Posse
Comitatus Act” sono state accolte con qualche tenue protesta da pochi
quotidiani americani una volta etichettati liberal.
Tutti gli altri mass‑media hanno accolto con un assordante silenzio o
hanno entusiasticamente approvato i nuovi sviluppi legislativi. Censura
e autocensura vanno di pari passo nella land
of the free and the home of the brave. Basta
ricordare quanto è accaduto alla scrittrice Susan Sontag per avere asserito che
quello dell'11 settembre non era stato un assalto alla civiltà o alla libertà,
bensì un attacco portato ad una autoproclamatasi “superpotenza mondiale”
per via di alcune sue specifiche alleanze ed interventi militari all'estero. La
scrittrice viene tuttora definita dalla stampa benpensante una “ottusa
moralista” ed una “militante del movimento antiamericano”. Il
problema è che l'esempio statunitense, comprese la censura e l'autocensura dei
mass-media, rischia di venire seguito alla lettera da alcuni capi di governo
della vecchia Europa, dal laburista in elmetto del Regno Unito al maggiordomo a
stelle e strisce nella repubblica delle banane.
Nuova
crociata di Ashcroft contro il porno
http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20030809/CANADA/8/ZAS.htm Il segretario alla giustizia John Ashcroft, parte all'attacco contro la
pornografia, una delle industrie più fiorenti della California, con un
fatturato stimato in oltre quattro miliardi di dollari, e una produzione di
11.000 film all'anno, molti di più di quanti ne produce l'industria di
Hollywood. Ashcroft, che nel 2002 fece ridere tutta l'America dopo avere speso
8.000 dollari in drappeggi per nascondere il seno scoperto di Miss Spirit, una
statua in bronzo del ministero, ha sporto denuncia per oscenità contro una
piccola società di produzione di video porno, la ExtremAssociates, una delle
tante presenti a Los Angeles. http://www.speedoflife.org/davos/sfida.html I DIRITTI
VIOLATI IN NOME DELLA GUERRA DI LUCIO
CARACCIOLO http://www.globalizzazione2000.it/dirittiviolati.htm da
"La Repubblica", 30 novembre 2001 Siamo
per fortuna lontani da un simile esito. Ma, come suggerivano gli antichi,
principiis obsta – è meglio opporsi subito. Già osserviamo alcuni sintomi
poco promettenti. Specialmente negli Stati Uniti. Tanto da far esclamare al
senatore americano Patrick J. Leahy: "Rischiamo di assomigliare ad alcune
delle cose che vogliamo combattere". Il presidente della Commissione
Giustizia del Senato (democratico) si riferisce alle misure speciali
antiterrorismo che il governo ha preso senza consultare il Congresso. La più
rilevante è il decreto con cui Bush ha stabilito che gli stranieri accusati di
terrorismo saranno processati da tribunali speciali militari. I quali
giudicheranno in segreto e potranno condannare l'accusato a morte senza
possibilità di appello, anche usando prove inammissibili davanti a una corte
civile. In parole povere, l'esecutivo dice giustizia. Non
basta. In questi giorni migliaia di mediorientali regolarmente residenti in
America stanno ricevendo una lettera in cui li si invita a farsi
"intervistare" dalla polizia: "Gentile signore, non abbiamo
ragione di pensare che Lei sia in alcun modo coinvolto in attività
terroristiche. Tuttavia, Lei può conoscere qualcosa che potrebbe aiutarci nei
nostri sforzi". A parte la discriminazione per razza, appare molto
ottimistico immaginare che eventuali soci di bin Laden non attendano che di
essere convocati al posto di polizia per spifferare tutto. L'effetto è semmai
di confermare alcuni milioni di arabi americani nell'idea di essere oggetto di
una campagna di odio. Inoltre,
il ministro della Giustizia John Ashcroft – il quale tiene a far sapere che la
mattina invece dei giornali legge la Bibbia – ha escogitato una quantità di
misure di dubbia efficacia contro i terroristi ma di sicura presa sulle garanzie
dei cittadini. Ad esempio, la detenzione di 652 persone in seguito all'inchiesta
sull'11 settembre, nessuna delle quali accusata di terrorismo. Di quasi tutti
non si conosce il nome. Costoro non possono conferire con gli avvocati se non
accettando che la conversazione sia registrata. La tesi del governo è che in
questo momento la priorità è la protezione delle vite americane: "È
difficile per una persona in carcere uccidere innocenti", ci illumina
Ashcroft. Ragionamento ineccepibile. Preso sul serio, e l'attorney general è
persona seria, significa che per essere totalmente sicuri che innocenti non
vengano uccisi chiunque abiti il suolo americano va incarcerato. Carcerieri
compresi. Un
altro argomento a favore di Ashcroft sembra essere la necessità di evitare che
l'eventuale processo a bin Laden si risolva in una sceneggiata televisiva stile
O.J. Simpson. Con i principi del foro a difendere il miliardario saudita, il
quale non mancherebbe di glissare antipatici pettegolezzi circa i suoi passati
rapporti con Casa Bianca e dintorni. Ma per questo non c'è bisogno di rivoltare
dalle fondamenta l'amministrazione della giustizia in uno dei paesi più
liberali del mondo. C'è un mezzo più sicuro, cui i vincitori spesso ricorrono
in simili casi: uccidere il leader nemico. Nella sua grotta o sul campo di
battaglia. Eventualmente aiutandolo a suicidarsi, se da solo proprio non ce la
facesse. Quando
la guerra è cominciata eravamo tutti consapevoli di dover pagare un prezzo in
termini di libertà. È semplicemente inevitabile, se vogliamo vincerla. Sarebbe
ipocrita, oltre che pericoloso per la salute, far finta di nulla. Ma le scelte
di Bush e Ashcroft esprimono rabbia, paura e una certa libidine fondamentalista.
Sono volte a captare gli umori della gente più che a sconfiggere il nemico.
Rischiano di essere inefficaci prima ancora che illiberali. Nell'inchiesta
sull'11 settembre gli americani hanno messo le mani su 548 persone accusate di
violare la legge sull'immigrazione e 104 incriminate per reati ordinari. In
Italia abbiamo preso alcuni presunti associati di Al Qaeda senza scardinare le
garanzie costituzionali. È
estremamente improbabile, poi, che un qualsiasi paese civile possa estradare
detenuti destinati a finire davanti a un tribunale militare segreto, fors'anche
su una sedia elettrica. La caccia al mediorientale conforta invece la propaganda
di bin Laden sulla "jihad difensiva" contro l'aggressione antiislamica
di "ebrei e crociati". Non si vede proprio che cosa l'America e
l'Occidente abbiano da guadagnare da uno "scontro di civiltà" contro
i musulmani – oggi un quinto dell'umanità, destinato a diventare un terzo nel
2025. Finora
gli Stati Uniti hanno fatto lezione al mondo sui "diritti umani".
Senza perdere di vista i propri interessi. Brandendo anzi la suprema arma del
"diritto" contro i nemici del momento. Non c'è da scandalizzarsi:
ognuno usa gli strumenti che considera più efficaci. In questo caso, però, lo
strumento è delicatissimo. Giacché incarna e ostenta la propria superiorità
morale. Quando si istituiscono tribunali speciali in casa propria, è meno
facile fare le pulci ai cinesi o a Saddam. Se il diritto obbedisce a fini
strategici cessa di essere tale. E lo fa dubitare di se stesso, rendendolo più
vulnerabile. Anche le armi migliori si logorano con l'uso. Evitiamo almeno di
trasformarle in boomerang. LUCIO
CARACCIOLO RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI AAVV. "I fratelli
musulmani e il dibattito sull'Islam politico" - Fondazione Giovanni
Agnelli, Torino 1996 BOLAFFI A. e MARRAMAO G., "Frammento
e sistema. Il conflitto-mondo da Sarajevo a Manhattan" - Donzelli, Roma
2001 DI LELLO A, "Prima
Guerra Globale. L'Islamismo, l'Occidente, l'Apocalisse" - Koinè Nuove
Edizioni, Roma 2002 FALLACI O., "La rabbia e
l'orgoglio" - Rizzoli FILORAMO G. (a cura di), "Islam"
- Laterza, Bari 1999 GHALIOUN B., "Islam e
islamismo. La modernità tradita" - Editori Riuniti, Roma 1998 JEAN C., "Guerra,
strategia e sicurezza" - Laterza, Bari 2001 LIANG Q. e XIANGSUI W., "Guerra
senza limiti. L'arte della guerra asimmetrica tra terrorismo e globalizzazione"
- Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2001 NOJA S., "Breve storia
dei popoli arabi" - Mondadori, Milano 1997 RAPETTO U. e DI NUNZIO R.,
"Le nuove guerre. Dalla Ciberwar ai Black Bloc, dal sabotaggio mediatico
a Bin Laden" - Rizzoli 2001 SCHACHT J., "Introduzione
al diritto musulmano" - Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1995 SCHULZE, "Il mondo
islamico nel XX secolo. Politica e società civile" - Feltrinelli,
Milano 1998 STEINBACH U. (a cura di ),
"L'Islam oggi" - edizioni Dehoniane, Bologna 1993 VERCELLIN G., "Istituzioni
del mondo musulmano", Einaudi, Torino 1996 Rapimento
di stato contro i «terroristi» http://www.informationguerrilla.org/rapimento_di_stato.htm Il Gazzettino USA, Il pio Ashcroft
riunisce i funzionari della Giustizia per letture bibliche. http://edu.supereva.it/calomarto/preghiere_ministeriali_usa.htm?p http://www.filiarmonici.org/11settembre.html Detenzioni
segrete, processi e inchieste segrete nella terra della libertà dopo l'11
settembre 2001 La retata del terrore Arresti segreti Nessun sospetto terrorista Chiamare le ambasciate straniere I maldestri tentativi di spiegare
gli errori da parte dell'INS Condizioni estremamente dure L'11 settembre sui libri di storia
Nota: 08-08-2003,
ore 20:37:59 Usa.
Giustizia: Ashcroft chiede i nomi dei giudici "poco
cattivi" http://droghe.aduc.it/php_newsshow_9332.html
Questa opinione era stata richiesta ad Ashscroft dal recentemente creato
dipartimento delle Sicurezza nazionale, formalmente quello incaricato di
applicare le leggi sull'immigrazione, dopo che un giudice aveva
riconosciuto a un emigrato haitiano di nome David Joseph, 18 anni, il
diritto alla libertà dietro una cauzione di 2.500 dollari e dopo che la
Corte d'appello aveva sostenuto quella decisione. La creazione del nuovo
dipartimento non è stata molto ben digerita da Ashcroft, che ha visto
privare il suo dipartimento della Giustizia di molte prerogative, e Tom
Ridge, che del dipartimento della Sicurezza nazionale è il titolare,
sta molto attento a evitare che Ashcroft si arrabbi troppo e finisca per
interferire sul suo lavoro. Così lui ha deciso di chiedergli quella «opinione»,
Ashcroft gliel'ha fornita e David Joseph deve restare in prigione senza
il diritto di sapere perché. «Per inquietante che possa essere - dice
di questa nuova uscita Angela Kelley, vice direttore del National
Immigration Forum, un'associazione che difende i diritti degli
immigrati - non è certo una sorpresa, visti che Ashcroft ha fatto di
tutto per tenere le mani nella torta dell'immigrazione e dimostrare che
lui può esercitare la propria autorità anche fianco a fianco con Tom
Ridge».
Ma oltre alla voglia di Ashcroft di «restare presente», ci sono altri
due aspetti da considerare, a quanto pare, in questa storia. Uno è dato
dalle circostanze in cui Davdi Joseph è stato arrestato, l'altro è il
fatto che è haitiano. Il suo arresto è avvenuto l'ottobre scorso,
quando lui e un altro paio di centinaia disuoi compatrioti saltarono da
una nave appena attraccata a Miami e si misero a correre in tutte le
direzioni nella speranza di far perdere le proprie tracce e
intraprendere intraprendere la vita degli immigrati clandestini, tanto
lavoro e pochi soldi, considerata comunque meglio della disperazione ad
Haiti. Secondo Ashcroft, liberare lui e gli altri vuol dire dare il via
libera a un'ondata di «sbarchi» simili, il che impegnerebbe molto la
Guardia costiera distraendola dai suoi compiti di sorveglianza contro il
terrorismo. Quanto al fatto che Joesph è haitiano, Ashcroft sostiene
che recentemente Haiti ha preso ad essere usata come una specie di
ultimo ponte da pakistani, palestinesi, insomma «gente a richiso
terrorismo», per entrare clandestinamente negli Stati uniti. Sono
queste le «considerazioni di sicurezza nazionale» che gli hanno fatto
collegare un diciottenne disperato come David Joseph al terrorismo? Lui
nella sua opinione non lo dice, ma poiché le prove di apertura mentale
da lui fornite finora non sono state propriamente eccelse, molti sono
portati a pensarlo.
Questa comunque sarà d'ora in poi la «policy» sugli immigrati
illegali: se vi prendono e Ashcroft vi bolla come coinvolti col
terrorismo, rischiate di restare in prigione a tempo indeterminato. A
meno che non siate cubani, naturalmente, perché per loro vale sempre la
norma che quelli che riescono a mettere piede sul suolo americano hanno
il diritto di restarci. E' per questo che ogni volta che il governo di
Fidel Castro minaccia di «aprire le porte» a qualche ondata di
emigrati verso la Florida, come si dice stia facendo adesso, il governo
americano trema.
di Franco Pantarelli - da "Il
Manifesto" del 12 settembre 2003
E' stato su questa convinzione, del resto, che un paio di
settimane fa la Casa Bianca aveva pianificato l'opera promozionale di queste
nuove leggi, affidandosi all'uomo che probabilmente ha spinto di più per
ottenerle: il segretario della Giustizia John Ashcroft. Il piano era che lui,
Ashcroft, andasse in giro per il Paese a sostenere la necessità di essere «più
duri con iI terroristi» e che poi, con l'opinione pubblica già «lavorata ai
fianchi», intervenisse Bush con una specie di «parola definitiva» nel giorno
dell'anniversario dell'attacco. Non è andata proprio così. Nel senso che
Ashcroft ha fatto il suo bravo giro in tutto il Paese, ma dovunque è andato ha
dovuto parlare in luoghi chiusi, con la gente che veniva ben selezionata
all'ingresso, mentre all'esterno c'erano sempre manifestazioni di protesta
contro quello che loro chiamano «il comportamento anti-americano» della Casa
Bianca. E quanto a Bush, lui il suo discorso si è ridotto a farlo appunto di
fronte ai poliziotti e ai marines, con sulla testa l'ombra che la vera ragione
per cui ha deciso di non venire a New York fosse il timore di contestazioni. Non
a caso il suo vice Dick Cheney, che è venuto al suo posto, ha anche lui
preferito disertare la cerimonia principale, quella a Ground Zero,
accontentandosi di un incontro intimo con poche persone, in una sala del City
Hall, il Comune di New York.
Insomma il consenso scende, la gente che crede in ciò che
lui dice diminuisce, i parlamentari non mostrano entusiasmo - come minimo - per
le sue proposte, ma Bush continua a ritenere che l'attacco terroristico
costituisca per lui un assegno in bianco.
Nuovo ministro della
Giustizia USA
Se sul momento del concepimento non si transige, quello della morte naturale
è però da interpretare con una certa elasticità: infatti, se Sorella Morte
giunge accompagnata da una pallottola della polizia, o da un missile
all'uranio, o da un'iniezione letale, allora si può tranquillamente dire che
la sacralità della vita termina qualche attimo prima. Non solo, ma in certi
altri casi i diritti civili e politici di un cittadino non finiscono neanche
colla morte naturale.
Forse non tutti sanno che il ministro Ashcroft non è un parlamentare, ma è
un "tecnico", come si usa dire oggi, ossia è stato trombato alle
elezioni. Nel collegio senatoriale dove si presentava, il suo avversario era
il senatore uscente, del partito democratico. Questo signore ha concluso la
sua carriera politica in bellezza, ovvero è morto pochi giorni prima delle
elezioni. Non c'era più tempo per trovare un candidato di riserva, e così la
competizione è stata fra Ashcroft e un democratico morto. Come è facile
immaginare, ha vinto il migliore, ma poi c'era il problema di come conservare
la salma per tutta la durata del mandato: nonostante i buoni risultati
ottenuti con Ronald Reagan, nessuno si è sentito capace di fermare la
decomposizione per tutto quel tempo, e così il seggio è stato assegnato alla
vedova, e Ashcroft è rimasto finora in attesa di altro incarico. Questa
vicenda pirandelliana segna però un punto a favore delle convinzioni
antiabortiste di Ashcroft: infatti, se un cadavere può battere alle elezioni
un futuro ministro, perché un feto al terzo mese di gravidanza non potrebbe
essere un Presidente migliore di George Bush junior???
dal nostro chierichetto Marco Capra.
Il mondo sfida l'America
(di Federico Rampini, da Repubblica del 25 gennaio 2003)
Ieri a Davos e` andata in scena per prima la destra che comanda a Washington.
L'establishment politico-capitalistico europeo e asiatico ha potuto assistere da
vicino alla performance mediatica di John Ashcroft, il falco tra i falchi, il
ministro della Giustizia di Bush che conduce con mano d'acciaio la lotta al
terrorismo. Interrogato da leader politici stranieri e leader di associazioni
per la difesa dei diritti civili, Ashcroft non ha concesso un millimetro agli
avversari. Al Qaeda non rischia di vincere la sua guerra se gli Stati Uniti
instaurano leggi speciali, sacrificando cosi` quella liberta` che e` il loro
valore piu` prezioso? Ashcroft ha risposto a muso duro: "Quali sacrifici?
Noi stiamo difendendo la liberta`, negli Stati Uniti e nel mondo intero. La
guerra al terrorismo che conduciamo e` nell'interesse di tutti i popoli del
mondo che amano la liberta` e la democrazia".
E i settecento stranieri arrestati senza processo, che nelle carceri americane
attendono di sapere perche' l'Fbi e la Cia li considerano pericolosi?
"Tutti gli individui fermati sono accusati di precise violazioni della
legge. Tutti hanno diritto all'assistenza di un difensore. La magistratura
americana e` indipendente". E il crescente malessere dentro la comunita` di
immigrati islamici, dove ci sono state retate e arresti per banali irregolarita`
nei permessi di soggiorno? "Non c'e` nessuna persecuzione razziale, etnica
o religiosa. Anche coloro che sono stati arrestati perche' in flagrante
violazione delle leggi sull'immigrazione, hanno tutti i diritti e l'assistenza
legale di ogni imputato americano".
E' tetragono il religiosissimo Ashcroft: lui che apre quotidianamente con una
preghiera le riunioni con i suoi collaboratori, non ha dubbi nel dipingere
un'America che difende il bene contro il male, le obiezioni o i distinguo
europei gli paiono soltanto debolezze e vilta`.
E' palpabile nell'atmosfera di Davos questa divaricazione: da una parte gli
americani sempre piu` insofferenti verso alleati indecisi a tutto, dall'altro un
antiamericanismo dilagante che non e` piu` francese o arabo ma coinvolge gran
parte dell'establishment euro-asiatico. Tanto da far scattare anche gli
americani piu` autocritici e di sinistra. Come il celebre studioso di politica
estera Joseph Nye, che dice: "Anche dentro l'Amministrazione Bush c'e` una
dialettica vera. Lo scontro di agosto fra Colin Powell e Donald Rumsfeld non era
un gioco delle parti. Ha vinto Powell ed e` passata la linea che rispetta il
ruolo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma anche perche' gli alleati hanno
capito che c'era il pericolo che l'America facesse da sola. Hard power e soft
power alla fine si sono sommati nel produrre il risultato giusto".
Di fronte a una platea europea ostile e` sbottato anche il senatore democratico
Joseph Biden, che pure in patria e` un fiero oppositore di Bush. "Non ho
proprio nulla in comune con un uomo come Ashcroft - ha lanciato alla platea - ma
ogni critica che sento qui a Davos viene dibattuta liberamente anche negli Stati
Uniti, e questo voi lo ignorate. Comunque, prima di dipingerci come un paese
liberticida e in preda a una involuzione repressiva contro gli immigrati,
discutiamo di come vengono trattati gli arabi in Francia. Da che pulpito sento
certe lezioni...".
Negli Stati uniti sono oltre 1.500 i detenuti senza nome arrestati dopo l'11
settembre. Contro le convenzioni internazionali e la costituzione Usa, non sono
accusati di nulla e non possono difendersi. Le organizzazioni umanitarie
chiedono di processare il ministro della giustizia e il capo dell'Fbi
PATRICIA LOMBROSO - http://www.ilmanifesto.it
«Vietato contattare un avvocato»
«La mia cella era un cubicolo senza finestre. Dovevo restarci per 23 ore
consecutive. Senza sapere dove ero e senza poter avvertire il consolato
canadese. Senza un avvocato. I secondini continuavano a domandarmi: "Ma
perché ti preoccupi tanto di sapere cose sull'Fbi?". Poi mi hanno
trasferito al Metropolitan detention center di Brooklyn, con le manette alle
mani e ai piedi, e una lunga catena alla vita. C'era un altro agente dell'Fbi
pronto a interrogarmi. Ho chiesto di avere un avvocato, per tutta risposta mi
hanno preso per la testa e sbattuto contro un muro. Sono stato rasato a zero e
quotidianamente soggetto a perquisizioni umilianti. Durante tutto il primo mese
non ho avuto nemmeno una saponetta per lavarmi. Un agente federale ha preteso,
minacciandomi, che firmassi un documento che mi avrebbe privato del diritto di
ricorrere al consolato canadese. Il primo aprile sono state espulso, e sono
tornato a Toronto. L'ordine del giudice dell'Immigration and naturalization
service (Ins) era già pronto dal 20 dicembre. Il mio visto turistico era
scaduto il 27 settembre, il giorno in cui sono stato arrestato».
Il governo americano ha imposto un black-out di informazioni sull'identità
degli imprigionati nelle varie carceri degli Usa dopo l'11 settembre. Non si
conosce il loro numero esatto, e nemmeno di quali reati siano accusati. Per le
organizzazioni internazionali, come Amnesty international, Human rights watch,
Center for constitutional rights, si tratta di una «aberrazione costituzionale».
Per la precisione, violazione dei diritti riconosciuti dagli emendamenti quarto,
quinto e ottavo della costituzione americana e violazione dell'articolo 36 della
Convenzione di Vienna sul diritto alla difesa. Queste associazioni, assieme ad
alcuni giudici dello stato di New Jersey e del Southern district di New York si
sono costituite parte civile in un causa contro il ministro della giustizia John
Ashcroft, il direttore dell'Fbi Robert Mueller, il responsabile dell'Ins James
Ziglar e contro i secondini del Metropolitan detention center. Ma non è ancora
finita. «C'è appena stata un'altra ondata di arresti, stiamo cercando di
conoscere i nomi di quelli che hanno imprigionato», dice al manifesto
Donna Lieberman, che da un ufficio di lower Manhattan affacciato sulla
zona di Ground Zero dirige l'Aclu (Association for civil liberties union). «Non
riusciamo mai a sapere quanti siano esattamente. Gli ultimi dati ufficiali del
ministero della giustizia sono del novembre scorso e parlano di 1.200
imprigionati. Il ministro Ashcroft si è più volte rifiutato di fornire
all'opinione pubblica informazioni precise».
«Contro di loro nessuna accusa concreta»
E' interessante leggere nel documento che è la base dell'azione legale promossa
dal Center for constitutional rights per conto di alcuni imprigionati. «Dopo
l'attacco dell'11 settembre questi cittadini e altri individui uomini, musulmani
non cittadini americani provenienti dal medio oriente, dall'estremo oriente ed
altrove sono stati arrestati e tenuti in prigione a tempo indeterminato,
malgrado avessero ricevuto l'ordine di espulsione dagli Stati uniti oppure
avessero di propria volontà espresso il desiderio di lasciare gli Stati uniti
(...) Sono stati imprigionati per un periodo ben superiore a quello necessario
per effettuare le pratiche burocratiche (...) Non sono stati incarcerati per
violazioni delle norme per l'immigrazione, ma sono stati interrogati
segretamente, tenuti in prigioni negli Stati uniti senza collegamento con atti o
attività terroristiche (...) Invece di riconoscere a priori la presunzione di
innocenza come prevede il nostro ordinamento giuridico fino al giudizio di
colpevolezza, i detenuti dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre
all'America sono soggetti alla presunzione di colpevolezza». Il rapporto, di 38
pagine, del Center for constitutional rights è stato depositato in tribunale e
si attende una risposta entro i prossimi 60 giorni. Il 30 maggio, il giudice
federale John Bissel della corte distrettuale a Newark ha ordinato per la terza
volta al governo americano di osservare la procedura corrente per i casi di
immigrazione che vieta assolutamente «di mantenere segreti gli interrogatori, i
nomi e le motivazioni dell'arresto di oltre 1.200 non cittadini americani».
«Scandaloso, tutto questo è scandaloso». Il giudizio di Donna Lieberman è
definitivo. «Chiediamoci quale sarebbe la reazione dagli Stati uniti se i
nostri concittadini venissero imprigionati a tempo indefinito in un altro Paese,
senza che venga concesso loro nemmeno il diritto ad una procedura regolare. Ne
faremmo uno scandalo di risonanza internazionale. Dopo l'11 settembre moltissimi
individui sono stati imprigionati, senza un processo regolare, senza che
venissero loro imputati comportamenti illegali compiuti negli Stati uniti né
nel loro paese d'origine, senza che fossero accusati di aver trasgredito le
leggi previste per gli immigrati. Per la legge, ma solo per la legge, avrebbero
diritto a un legale per la loro difesa. Moltissimi sono ancora in prigione,
anche quelli che hanno chiesto di essere rimpatriati. Molti non conoscono la
lingua inglese. Gli interrogatori dell'Fbi e degli agenti della Ins sono in
inglese, per loro incomprensibile. Ci siamo offerti con il Bureau of prisons
di fornire assistenza legale per loro e le famiglie. Intenzionalmente i numeri
di telefono forniti ai detenuti sono inesatti o sbagliati. Il governo americano
continua a tenerli in prigione per "scopi preventivi"».
«Molti detenuti non parlano l'inglese»
«Le motivazioni addotte non trovano nessun fondamento legale - spiega Lieberman
-, le leggi previste per l'emigrazione stabiliscono che coloro che sono soggetti
all'ordine di espulsione, non possono restare in carcere per più di 90 giorni.
Mille e duecento persone e probabilmente molte di più sono nelle nostre
prigioni federali e statali, a tempo indefinito. Per poter investigare su
eventuali attività illegali collegate con il gruppo terrorista di Al Qaeda.
Quelli che siamo riusciti ad intervistare odiano il terrorismo. Nessuno di
coloro che provengono dal Pakistan, dall'Egitto, dalla Turchia ha carichi penali
pendenti né negli Stati uniti né nel paese di provenienza».
Chiediamo alla rappresentante dell'Aclu come sia possibile questa violazione
delle leggi nazionali e internazionali, di fronte alla palese mancanza di prove
che colleghino le persone arrestate al terrorismo. «Esiste una totale omertà
fra gli agenti della Fbi e gli agenti dell'Ufficio per l'immigrazione - è la
risposta -, le violazioni e infrazioni minime vengono usate a pretesto per
privare i musulmani e gli arabi dei loro diritti civili, incluso quello che
prevede il rimpatrio con ordine d'espulsione. Si tratta di direttive politiche
impartite direttamente dall'amministrazione Bush. Per di più rivolte ad una
categoria specifica della società, a persone di specifiche etnie entrate negli
Stati uniti dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre. E' un classico
esempio di discriminazione su base etnica e non sulla base dell'attività
commessa, o violazioni di norme previste per l'immigrazione. Non esiste nessun
collegamento, bensì violazioni dei diritti fondamentali della costituzione
americana nonché violazione e abuso delle norme del nostro ordinamento
giuridico. Gli Stati uniti hanno una responsabilità enorme - conclude Donna
Lieberman -, ma paesi come la Francia, il Canada e il Pakistan non hanno fatto
alcune reale battaglia in difesa dei loro cittadini arrestati dagli Usa. Si sono
sostanzialmente adattati, per convenienza tra "alleati" nella lotta al
terrorismo».
Martedì, 15 Maggio 2001
Al ministero si prega con il capo
mattina il ministro raduni gruppi di devoti funzionari in una sala per pregare e
commentare le Sacre Scritture.
«Il suo intento è di far valere il diritto costituzionale a esprimere la
propria fede», spiega una portavoce.Ma ci sono funzionari che parlano di «discriminazione:
Ashcroft usa spazi pubblici per un evento personale». Tantopiù che spetta a
lui anche la tutela del diritto costituzionale di separare stato e chiesa. La
fede ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita di Ashcroft, nipote e figlio
di pastori protestanti. Egli cita spesso le Sacre Scritture nei suoi discorsi e
ha ha emanato una serie di regole di
scrittura per funzionari, in cui, dai documenti, è messa al bando la parola
"orgoglio" (proud) perché «per la Bibbia è un peccato capitale».
di Gabrielle Banks, Alternet
3 giugno 2002
Il suo crimine? Un visto turistico scaduto.
Quello di Mehmood è uno dei centinaia di casi che
hanno creato sconcerto nella comunità internazionale dei diritti umani,
riguardo la precipitosa retata di 1.200 immigrati musulmani e arabi, dopo gli
attacchi dell'11 settembre. Il Metropolitan Detention Center (MDC) ha bloccato
l'ingresso a osservatori di Amnesty International e altri gruppi. Comunque
sia, un rapporto
di Amnesty, datato marzo 2002 - basato sulla visita nelle prigioni di
contea di Hudson e Passaic in New Jersey e sulle interviste con testimoni dei
Centri di detenzione dell'INS (Immigration and Naturalization Service)
in 26 stati - descrive un quadro di abusi che negano gli elementari principi
di giustizia. Con linguaggio chiaro e diplomatico, il rapporto descrive le
incarcerazioni arbitrarie di centinaia di persone, alle quali è stato
proibito l'incontro con i familiari e avvocati e sono spesso indagate in
processi segreti.
L'INS si è rifiutata di fornire un'analisi stato per
stato dei detenuti, rendendo impossibile chiarire il numero e l'identità di
chi è detenuto nello stato del Colorado. "C'è un'investigazione in
corso" ha detto la portavoce dell'ufficio di detenzione in Colorado, Nina
Pruneda "non possiamo fornire nessun numero". Questa settimana
Pruneda non ha potuto spiegare la politica che le preclude ogni rilascio di
informazioni, e ha rimandato ogni altra domanda o dubbio al portavoce dell'INS
di Washington, irreperibile al tempo di questo articolo.
Non a sorpresa, molti detenuti hanno abbandonato
qualsiasi illusione avessero riguardo "la terra della libertà".
"Rimuovete l'incanto della saggezza e della
giustizia, vi sembreranno tutte parole senza senso se state in prigione per
quattro o cinque mesi" ha detto Sohail Mohammed, che ha rappresentato
circa 15 dei detenuti cosiddetti "di speciale interesse".
"Prima dell'11 settembre la gente ingaggiava un avvocato come me per
prolungare la permanenza negli USA. Adesso lo fanno per andarsene al più
presto. Non dovremmo trattenere dei detenuti in segreto, processarli in
segreto, fare delle vere e proprie inchieste segrete. Sono cose da regimi
repressivi".
In tutti questi ultimi mesi, il Dipartimento di
Giustizia si è rifiutato di fornire a giuristi e avvocati che difendono i
diritti degli immigrati le informazioni basilari sulle persone recluse,
neanche i loro nomi. La maggior parte dei detenuti sono incommunicado (nota),
senza accesso a fascicoli legali validi, e i giuristi possono far visita a
persone detenute solo se ne sanno i nomi.
Carlos Muñoz, che ha una borsa di studio post laurea alla scuola Bloomberg di
Human
Rights Watch, ha espresso stupore per la palese violazione dei diritti
fondamentali. "È assurdo che in una democrazia ci possano essere arresti
segreti e vengano impedite le visite di controllo nelle carceri. Desta
sospetto il fatto che un gruppo sostenitore dei diritti umani, non possa
visitare le prigioni. Io credo che il Dipartimento di Giustizia e l'INS
facciano affidamento sul fatto che l'opinione pubblica è dalla loro
parte". Human Rights Watch ha rintracciato ed intervistato detenuti nel
paese e rilascerà presto un rapporto dettagliato su quanto ha riscontrato.
Rachel Ward, co-autrice del rapporto di Amnesty, era
leggermente più cauta a proposito del rifiuto delle visite da parte dei
centri di detenzione. La sua risposta al diniego da parte del Metropolitan
Detention Center di Brooklyn nei confronti di Amnesty e molti altri gruppi era
di moderata accettazione. "Loro possono rifiutare la nostra
richiesta" dice "siamo un'organizzazione non governativa. Ma
ovviamente quando questo accade è motivo di preoccupazione. Permettere
l'accesso a osservatori esterni, è importante per ever credibilità presso
l'opinione pubblica."
Nei primi mesi dopo gli attacchi dell'11 settembre,
avvocati delle comunità e gruppi per i diritti civili erano cauti nel
criticare pubblicamente i segreti governativi attorno alla detenzione in larga
scala di musulmani. Il Dipartimento di Giustizia aveva assunto una posizione
apparentemente equilibrata - a quel tempo - sul fatto che il rilascio di
informazioni sui detenuti, avrebbe messo in pericolo la sicurezza del paese.
Quindi, con un memoriale di vasta portata, il 21
Settembre 2001, il Giudice capo dell'Immigrazione Michael Creppy, ordinò a
tutti i giudici dell'immigrazione di sbarrare l'accesso alla stampa, al
pubblico, ai familiari, sui casi ritenuti dal Procuratore Generale "di
speciale interesse" per l'FBI. (L'AP ha riportato il dato secondo cui ad
Aprile 2002 l'INS aveva già condotto almeno 700 procedimenti segreti di
questo tipo). Il procuratore generale John Ashcroft ha fatto seguito lanciando
un fermo avvertimento ai media e al partito dei curiosi, nel mese di Novembre,
durante una conferenza stampa (citata da Hanna Rosin in un articolo sul
Washington Post): "Quando gli USA sono in guerra, io non condividerò
maggiori informazioni con i nostri nemici. Se così non fosse potremmo pure
trasmettere la lista di detenuti direttamente alle rete di al Qaeda di Osama
Bin Laden ."
L'USA Patriot Act, approvato nell'ottobre 2001, ha dato al governo la
possibilità di identificare individui come sospetti terroristi e
imprigionarli fino a sette giorni senza imputazione. Viste tutte le detenzioni
prolungate in maniera indefinita, crea perplessità che il Dipartimento di
Giustizia non abbia identificato neanche una sola di queste detenzioni a lungo
termine come di persona sospetta terrorista nei termini previsti dal Patriot
Act.
Invece, il DOJ sta adoperando un'oscura legge ad
interim dell'amministrazione Bush, per trattenere i detenuti un tempo
indefinito. La legge prolunga il periodo di tempo di detenzione per un
non-statunitense, da parte dell'INS, senza essere formalmente imputato, da 24
a 48 ore "o in caso di emergenza o altre straordinarie circostanze, l'INS
può addizionare un ragionevole periodo di tempo per formulare l'accusa".
Nel caso di un saudita, il "ragionevole"
periodo di tempo, è diventato di 119 giorni, senza alla fine essere accusato
di nessun reato specifico.
Quando alla fine è diventato chiaro che il 99% dei
detenuti di "speciale interesse", non avevano fatto nulla se non
rimanere negli USA oltre i termini concessi dal visto o aver falsificato i
dati personali per ottenere un impiego, gli avvocati si sono messi in moto. A
Dicembre, sedici gruppi di diritti civili, hanno compilato un Atto della
Libertà di Informazione (FOIA, Freedom of Information Act), una azione
legale contro il Dipartimento di Giustizia, chiedendo informazioni sui
detenuti. Inoltre il New Jersey American Civil Liberties Union (ACLU) ha vinto
una causa contro la politica del governo di far condurre udienze segrete per
le centinaia di detenuti dell'11 settembre. Il Dipartimento di Giustizia- che
ora si trova a dover fronteggiare cinque cause separate sulla costituzionalità
delle udienze a porte chiuse dei detenuti speciali - ha chiesto a una corte
d'appello di prolungare la scadenza entro la quale rilasciare i nomi.
Quando le richieste di informazioni hanno iniziato a essere insistenti, il
neo-direttore dell'ACLU, Anthony Romero, ha messo in atto una tattica
ingegnosa. Ha capito che, sebbene l'INS non aveva nessun obbligo di rilasciare
all'interno degli USA informazioni su nessuno dei nomi , l'agenzia è
obbligata a fornire informazioni alle ambasciate e consolati stranieri. Così,
l'ACLU ha iniziato a contattare i consolati dei paesi che verosimilmente
avevano propri cittadini detenuti, esortando i diplomatici a prendere contatto
col Dipartimento di Giustizia per informazioni (la maggior parte dei detenuti
è nativa di stati come Pakistan, Egitto, Turchia, Yemen, Tunisia, Arabia
Saudita, Marocco e Giordania).
La opinionista Jennifer Van Bergen ha sottolineato
l'ironia di tale decreto burocratico, in un articolo per Truthout.com:
"Se motivi inerenti alla sicurezza nazionale esimono il governo degli
Stati Uniti dal rilasciare alcuna informazione ai propri avvocati e cittadini,
come è possibile che gli sia consentito rivelare tali notizie a nazioni come
ad esempio il Pakistan?"
Diverse battaglie si stanno combattendo per fare una
breccia intorno alla segretezza del governo su queste detenzioni. Il processo
contro il il religioso musulmano Rabih Haddad a Detroit si è svolto in un
clima di tale segretezza, riferisce l'inglese Indipendent, che "allo
stesso Haddad è stato impedito di partecipare; è stato costretto a guardare
tutto su un video dalla sua cella, senza diritto di partecipazione." Un
grande risalto di pubblicità e l'appoggio di diversi personaggi come John
Conyers, un rappresentante democratico, e altre figure di spicco, hanno fatto
la differenza per Haddad.
Ad aprile il giudice del distretto degli Stati Uniti
Nancy Edumnds ha dichiarato incostituzionale il memoriale Creppy. Aprire il
caso di Haddad, ha inoltre affermato, non avrebbe causato danni irreparabili
alla sicurezza del paese. Questa decisione potrebbe rappresentare un
precedente per i casi dell'11 settembre. Comunque il Dipartimento di Giustizia
è ricorso in appello per diverse cause, in tutto il paese per proteggersi
contro la perdita di informazioni.
In una memoria difensiva per mantenere la segretezza
su un caso nel New Jersey a inizio maggio, il procuratore Michael Lindeman ha
detto, parlando alla corte federale: "Questa è la più importante
inchiesta per la sicurezza nazionale della storia degli USA. Dettagli che voi
ed io potremmo ritenere innocui, [permetterebbero ad investigatori stranieri]
di mettere insieme un quadro [di dove si sta indirizzando "l'inchiesta
sul terrore negli USA]".
Il giudice dell'immigrazione Sandra Nicholls, il cui
ufficio è vicino a Ground Zero a Manhattam, è di diversa opinione. Lei
guarda tutti i giorni in quel fosso ed ha le stesse preoccupazioni degli altri
americani, ma da quando le settimane sono diventate mesi, non crede più che
le persone detenute dall'INS siano effettivamente sottoposte a regolare
processo. Dopo aver rappresentato diversi clienti per l'11 settembre alle
udienze dell'INS, è giunta alla conclusione che le detenzioni di
"speciale interesse" creano solo un falso senso di sicurezza per gli
americani in cerca di risoluzioni.
Le ultime disposizioni nel caso del New Jersey,
indicano che il Dipartimento di Giustizia può perdere terreno in tema di
segretezza. Il 29 maggio, il giudice distrettuale degli Stati Uniti John W.
Bissel ha rifiutato l'argomento della "sicurezza nazionale" per
tenere segrete le udienze nei casi di "speciale interesse".
Mentre il Dipartimento di Giustizia si sforza di nascondere tutte le
informazioni sui detenuti, l'INS continua a commettere gaffe pubblicamente,
minando la reputazione del Dipartimento di Giustizia (seppur in buona fede).
Mentre centinaia di detenuti ancora languono senza nome, il Commissario James
W. Ziglar a marzo ha tentato di spiegare in maniera maldestra, come l'INS si
sia comportato riguardo al rilascio del visto a Mohammed Atta e Marwan Al
Shehhi, i dirottatori che hanno pilotato gli aerei contro le Torri Gemelle
l'11 settembre.
L' uscita dello scorso mese da parte dell'INS , ha
riguardato l'aver fornito per sbaglio la lista dei detenuti top secret al
General Accounting Office dopo che il senatore democratico Russ Feingold e il
membro del Congresso Conyers, ne avevano fatto richiesta. "Stiamo
combattendo tutte queste battaglie in tribunale per non renderla
pubblica" ha rivelato una fonte interna al Dipartimento di Giustizia al
New York Daily News "[Ziglar] sarà rimosso dal comando dell'INS per
questo."
Già abbastanza tempo prima dell'11 settembre,
durante il Martin Luther King Day 2001, Il gruppo DRUM (Desis Rising Up and
Moving) e diversi altri gruppi delle comunità di New York e New Jersey,
promossero una campagna dal nome "Stop alle scomparse", per
richiamare alle proprie responsabilità l'INS. Da allora il DRUM ha compilato
una lista di più di 100 persone scomparse, associate alla retata dell'11
settembre. "Riceviamo ancora numerose segnalazioni di casi di abusi e
pessime condizioni di vita" afferma l'organizzatore del DRUM Monami
Maulik.
Il Drum spera di localizzare un maggior numero i
scomparsi, attraverso il corso volontario "Know Your Rights" che l'ACLU
e l'American Friends Service Commitee offrono nei servizi penitenziari. "È
più difficile organizzarsi nelle comunità di immigrati" parla ancora
Maulik "la maggior parte delle persone con cui lavoriamo sono
stottopagati e al nero, inquadrati da un ben preciso tipo di lavoro." La
documentazione in mano al DRUM, indica che il recente raid dell'INS ha
coinvolto immigrati che lavoravano nei ristoranti, negozi, stazioni di
benzina, e compagnie di Taxi. "Stanno lavorando per far tacere il
dissenso politico, degli immigrati e delle altre comunità non allineate, per
una guerra all'estero."
Anser Mehmood è ora uno dei querelanti in un'azione legale contro John
Ashcroft, il direttore dell'FBI Robert Mueller, il Commissario dell'INS Ziglar
e contro i custodi e le guardie del Metropolitan Detention Center. La
petizione per i diritti civili, presentata dal Centro per i Diritti
Costituzionali, afferma che i detenuti musulmani sono stati soggetti ad
"assurde ed eccessivamente dure condizioni". La stampa
internazionale ad aprile ha riportato che gli avvocati che si occupano di
immigrazione, prevedono che approssimativamente 100 detenuti (ed ex detenuti),
presenteranno una simile petizione.
Non è dato sapere quanti dei detenuti
originariamente provengano dal Colorado. Comunque almeno un iraniano detenuto
al Wackenhut di Denver, è stato colpito da quello che si potrebbe dire un
colpo apoplettico in condizioni di totale isolamento. Non ha ricevuto nessuna
cura per tre mesi nonostante i sintomi. E Muhammed Butt, un pakistano detenuto
per violazione del visto, è morto di un attacco di cuore al centro
correzionale della contea di Hudson nel New Jersey. Secondo un'indagine di
Anne-Marie Cusac di The Progressive, il compagno di cella di Butt ha detto
agli osservatori di Human Rights Watch che Butt aveva richiesto cure mediche
diverse volte nei dieci giorni prima della sua morte. Ha colpito sulla porta
della cella inutilmente il giorno che è morto.
Sfortunatamente, l'indagine del Dipartimento di
Giustizia nei confronti di un numero crescente di violazioni dei diritti umani
nelle detenzioni dell'INS, ha causato rappresaglie da parte delle guardie
carcerarie. Il 24 Maggio, il Washington Post ha riportato che immediatamente
dopo le interviste del Dipartimento di Giustizia, le guardie del Metropolitan
Detention Center hanno aumentato gli abusi e le minacce contro i detenuti.
Questi ultimi, hanno organizzato uno sciopero della fame per protestare contro
la nuova ondata di soprusi.
Da un punto di vista così vicino come quello attuale è difficile accertare
le ripercussioni storiche delle detenzioni dell'11 settembre. Al di là di
qualsiasi rimedio possa essere posto dalle corti dei tribunali, molti credono
che il danno sia ormai già stato fatto. "Sicuramente, nel XXI secolo
l'America e l'INS avrebbero potuto fare qualcosa di meglio che dire se sei
arabo, sei sospettato. Queste pratiche sono controproducenti e creano il gelo
con l'intera comunità araba americana e americana musulmana" ha scritto
il rappresentate del congresso Conyers in un comunicato stampa.
Sohail Mohammed aggiunge "Con cinquanta anni di
ritardo abbiamo capito che avevamo compiuto un errore contro i
giapponesi-americani e su quella stessa linea tra 50 anni diremo le stesse
cose a proposito degli americani-musulmani. Dovremmo promuovere lo stato di
diritto, più che quello del non-diritto. Una volta analizzati i singoli casi,
i detenuti devono essere trattenuti o liberati, non rinchiusi senza alcuna
imputazione. Ciò mina seriamente il processo democratico la cui causa
sposiamo in giro per il mondo."
Incommunicado: è una catalogazione delle
persone arrestate dalla polizia per le quali si dispone l'azzeramento totale
dei contatti con l'esterno, senza possibilità di avvertire o incontrare
nessun avvocato o conoscente.