A un anno di distanza dal crack
del
Long Term Capital Management (Ltcm)
"l’allarme sullo
stato di salute degli hedge
fund è tornato a
suonare: la caduta del dollaro sullo yen, la debolezza del mercato
azionario e l’instabilità che caratterizza ancora i mercati emergenti hanno
infatti provocato pesanti perdite in un settore che ha oltre
400 miliardi di dollari di attività in gestione (oltre 750.000 miliardi di
lire)" (IlSole24ore,8-10-99).
Il Tiger Management del "guru"
della finanza Julian Robertson, il principale fondo ad alto rischio (hedge
fund) degli Usa insieme al Quantum di George Soros,
nel 1999 ha perso il 23,1%.
La notizia è uscita in modo pilotato solo oggi, ma il Tiger stava
fallendo 4 mesi fa, quando -in barba al libero mercato- venne
salvato con l'intervento dei soldi e dell'autorità pubblica (Federal Reserve);
ma allora il Governatore della Federal Reserve Alan Greenspan -in barba alla
trasparenza- smentì "le voci di una riunione d'emergenza della Federal
Reserve per venire in soccorso di un Hedge fund in crisi" (Ansa,11-6-99).
Per evitare il fallimento del fondo -nel
cui consiglio di amministrazione siede nientemeno che la signora
Thatcher e che ha tra i suoi clienti gli uomini più ricchi
d'America e i Fondi pensione- il presidente del Tiger ha annunciato che
darà la possibilità di riscattare gli investimenti soltanto due volte
l’anno !!
Un provvedimento analogo era stato preso lo scorso anno dal consorzio di
"salvataggio" del Ltcm,
l'hedge fund americano che aveva portato al collasso il sistema finanziario
mondiale e che sta per essere chiuso definitivamente proprio in questi giorni.
Il Tiger a settembre '99 ha
registrato una perdita del 6,7%, portando così la flessione nell’arco dei 12
mesi al 23,1 per cento. Le perdite e i riscatti hanno così lasciato il Tiger
con circa 8 miliardi di dollari di attività in gestione,
rispetto ai 10,5 miliardi di dollari registrati alla fine di giugno e
soprattutto ai 20 miliardi di dollari dell’estate
1998.
Il Tiger è presente anche nel capitale della
Telecom,
oltre che in numerose banche e società quotate a Piazza Affari (aveva il 3% di
Comit);
e la Chase Manhattan Bank di New York, che ha
"prestato" 45.000 miliardi di lire a Colaninno
e a Gnutti,
"ha una esposizione verso gli Hedge fund di molti miliardi di dollari"
(LaRepubblica,5-10-98).
Il sistema finanziario internazionale, dominato dalle
multinazionali e dalle grandi finanziarie e che ha tra le mani quasi tutti i
soldi dei Fondi pensione, è sempre più ingordo di profitti e non
esita neanche a scatenare le guerre per cercare di
superare le sue difficoltà.
cobasalfaromeo,11-10-02
29-10-01
Usa e Nato: 830.000
miliardi per il nuovo caccia
Il 26 ottobre il Pentagono ha
assegnato alla
Lockheed un
"maxi-appalto per il «Joint Fight Striker»,
il caccia <invisibile> della nuova generazione per le Forze Armate
americane e inglesi".
-
"Il nuovo aereo da caccia ... sarà la
punta di diamante delle forze armate alleate di qui ai prossimi 30 anni:
___ "gli Stati Uniti ... hanno messo sul piatto della
Lockheed 200 miliardi di dollari ... e prevedono di
acquistare 3002 aerei da distribuire tra l'Areonautica, la
Marina e i corpi speciali d'assalto.
___ "Altri 3000 aerei dovrebbero poi essere venduti ai
paesi della Nato, aggiungendo così altri 200
miliardi di dollari a quello che già si profila come un
banchetto senza precedenti per l'industria mondiale degli armamenti"
(IlSole24ore,27-10-01).
"Il Governo di Londra è pronto a ordinarne subito 150
unità".
-
La Boeing, che era anch'essa
in corsa per l'appalto, "sarà chiamata ugualmente a far parte della
cordata, in cui potrebbero entrare anche altre aziende europee
e soprattutto inglesi e italiane".
Il nuovo caccia Usa è la causa della lite che si
è accesa nel Governo Berlusconi sull'aereo militare europeo da
trasporto A400M:
___ il ministro della Difesa Martino (FI) vuole disdire
l'accordo con Francia e Germania;
___ il ministro degli Esteri Ruggiero (Fiat) protesta. La FiatAvio
fa parte del consorzio dell'A400M.
cobasalfaromeo,29-10-01
Il presunto suicidio di un ex
vice-presidente della Enron e le dimissioni del suo presidente sono gli
ultimi episodi di uno dei più grossi fallimenti fraudolenti della
storia economica degli Stati uniti. Oltre alla distruzione di un
conglomerato gigante - e alla rovina dei dipendenti, che vedono persino
compromesso il finanziamento delle pensioni - il caso squarcia
contemporaneamente il velo sul cinismo dei dirigenti dell'impresa, sulla
simbiosi tra multinazionali e politici statunitensi, sugli ambigui
comportamenti di una società di certificazione e sui loschi retroscena
della deregulation e del sistema dei fondi pensione.
di Tom Frank*
«Credo in Dio e nel mercato»,
spiegava, un anno fa, Kenneth Lay, presidente di Enron (1).
Poi, assimilando Gesù Cristo a una specie di liberal-libertario di fine
secolo, questo gigante del settore dell'energia aggiungeva: «voleva che
le persone potessero scegliere». Enron ha quindi assunto i panni del
Creatore per favorire la deregulation dell'elettricità.
Cammin facendo, l'impresa ha subìto una metamorfosi. Originariamente
specializzata in oleodotti, è diventata un gigantesco intermediario sul
mercato dell'energia: anche l'Edf, l'ente per l'energia elettrica
francese, per un momento è finita nella suo mirino. La predestinazione
divina trovò conferma: la remunerazione di Lay ha raggiunto 141,6
milioni di dollari nel 2000, con un aumento del 184% rispetto all'anno
precedente. «Siamo dalla parte degli angeli; in tutti i business che
abbiamo realizzato siamo sempre stati i buoni» ha spiegato al
settimanale Business Week Jeff Skilling, ex direttore generale di Enron.
L'impresa si vantava della propria «trasparenza». Nel momento del
crollo, ha invece svelato un misto di frodi e di nepotismo. Gli utili
poi erano gonfiati in un modo esorbitante, il che ha provocato il panico
degli investitori e il crollo di un impero energetico il cui fatturato
aveva superato i 100 miliardi di dollari. In un anno, il valore in Borsa
si è diviso per 350. Questo esito getta a suo modo una luce sul
dibattito relativo ai fondi pensione: il 60% delle somme destinate a
finanziare le pensioni dei dipendenti di Enron era investito in azioni
della società...
Se il tracollo può essere spiegato da vari fattori, la ragione di fondo
sta nell'ideologia dell'impresa e in una passione per il mercato che si
avvicina a un culto da setta. In effetti, per una strana coincidenza,
coloro che hanno concepito slogan capaci di convincere funzionari
pubblici, ossessionati da un'ansia di regolamentazione, si sono alla
fine rivelati veri e propri delinquenti finanziari. Poiché Enron è
stata la creatura prediletta di tutti coloro che pensavano che i mercati
costituissero il punto più alto della vita, il suo fallimento fornisce
una buona occasione per riflettere sul ciclone di privatizzazioni e di
deregulation a cui abbiamo assistito negli ultimi vent'anni.
Visto dalla prospettiva di Enron, osserviamo contemporaneamente una
direzione di impresa che fugge con decine di milioni di dollari in
tasca, dei dipendenti che perdono tutto, persino i soldi investiti nelle
pensioni, dei clienti condannati a tagli di corrente, dei dirigenti
politici corrotti, delle società di certificazione assai compiacenti -
tanto più che le imprese che dovevano certificare le assumevano come
consulenti (2), delle
milizie padronali, delle bolle finanziarie destinate immancabilmente a
scoppiare. Una lezione di vita, insomma.
Certo, Enron è riuscita ad abbindolare gli specialisti della finanza.
Ma, cosa più importante, ha avuto un successo «politico», vendendo al
mondo intero l'idea secondo la quale la passione per i mercati e la
deregulation corrispondevano a una «rivoluzione», all'espressione di
una «creatività», alla libertà stessa. Le imprese dovevano essere
libere di agire come divinità secolari nel mondo intero, per
permetterci di accedere alla democrazia e al potere del popolo.
Per i guru del management, Enron costituiva un'operazione quasi sacrale.
Il piccolo fabbricante di oleodotti diventato grande - e ambizioso -
comprava, vendeva, proponeva la propria energia a tutto il paese.
Abbasso quindi gli oleodotti, le fabbriche e i dipendenti in carne ed
ossa, diventati arcaici! È l'era di Internet, della «nuova economia».
Enron non era niente di meno che un «creatore di mercati», un
missionario dello spirito di impresa e dell'accumulazione degli utili
che, per realizzare il suo compito, non esitava a buttarsi negli strati
più profondi di una vecchia economia ancora invischiata in un'ideologia
di regolamentazione e di servizio pubblico. Avete qualche dubbio?
Ma guardate i nostri profitti! Come Elvis Presley Gli ultimi anni sono
stati quelli dell'enronfilia. In un saggio di Gary Hamel pubblicato nel
2000, Leading the Revolution («Alla guida della rivoluzione»),
l'autore stimava che in questa impresa «rivoluzionaria» le «idee
radicali» fioriscono perché sono incoraggiate ad esprimersi: «nuove
voci possono farsi ascoltare». L'impresa faceva persino riferimento a
Gandhi, a Lincoln e ai militanti per i diritti civili che, nel 1963,
rischiavano la vita in Alabama per ottenere l'eguaglianza dei neri...
Nell'aprile 2000, il prestigioso magazine Fortune aveva paragonato Enron
ad Elvis Presley. Il passaggio seguente è a tal punto barocco che
merita di essere riprodotto integralmente: «Immaginate una cena
danzante in un country club con un gruppo di vecchi ronzini che
volteggiano con le loro mogli su un'aria di Guy Lombardo interpretata da
un'orchestra in smoking. Improvvisamente, il giovane Elvis entra con
fragore, vestito in lamé d'oro, con una chitarra sfavillante e le anche
che fanno giravolte. Metà dei ballerini sviene, un'altra metà o quasi
si indigna. Ma alcuni cominciano ad apprezzare quello che sentono,
scoprono di seguire il ritmo con il piede, cominciano ad allacciarsi con
altri partner di danza e all'improvviso si lanciano in una giga molto
diversa. Ebbene, nell'universo regolamentato delle imprese dell'energia,
Enron Corp. è Elvis».
Nel settembre 2000, Jeff Skilling, allora direttore generale
dell'impresa, affermò sulla copertina di Business 2.0 «La rivoluzione
continua» nel momento preciso in cui le prospettive di profitto
crollavano.
Per lui, la metamorfosi di Enron in un'«impresa virtuale integrata»
lasciava spuntare «la luce di un avvenire possibile». Le verità
rivoluzionarie della nuova economia non avevano ancora detto l'ultima
parola.
Questo numero della rivista era ancora in edicola quando Jeff Skilling
scomparve misteriosamente dal quartier generale di Enron. Abbastanza in
fretta è stato affermato che il tracollo non aveva nulla a che vedere
con il culto dei mercati e le privatizzazioni. «Nessun rapporto!»
tagliò corto il Wall Street Journal a colpi di editoriali sempre più
frequenti e frenetici. Tutto si spiegava in realtà con il fatto che lo
stato non aveva deregolamentato abbastanza (3)...
Una delle trasmissioni finanziarie della radio pubblica Npr ha affermato
che, tenuto conto degli sforzi di Enron per mantenere bassi i prezzi
dell'energia, i consumatori dovevano temere il fallimento di un'impresa
quasi filantropica.
Anche nei momenti più gloriosi dell'impresa, era difficile capire cosa
Enron «fabbricasse» di preciso. Evidentemente, il ruolo di «fabbricatore
di mercati» (market maker) implicava una pletora di contratti e di
investimenti finanziari audaci. Obbligava anche a intervenire nella
politica, cioè a finanziare i due principali partiti statunitensi,
poiché da essi dipendeva l'apertura di nuovi mercati.
È anche per questa ragione che Enron ha dovuto dedicarsi a un lavoro
permanente di pubbliche relazioni. L'impresa «rivoluzionaria» vendeva
la deregulation come un grande passo avanti della libertà umana.
Si trattava, difatti, di rendere il potere al popolo. Se, in alcuni
stati, gli elettori erano recalcitranti, l'impresa si rivolgeva altrove,
comprando in modo assolutamente legale - attraverso contributi
finanziari alle campagne dei politici - l'influenza di cui il popolo
sperava di privarla. Kenneth Lay versava dei soldi al presidente Clinton,
con il quale giocava a golf? L'amministrazione democratica si è sentita
in dovere di appoggiare le società Enron all'estero. Enron ha versato
anche soldi - molti - al capo del gruppo parlamentare repubblicano
Thomas DeLay? Quest'ultimo ha avanzato la proposta di legge relativa
alla deregulation del mercato dell'elettricità. Enron si è anche
impiegata ad aiutare George W. Bush a diventare una personalità
politica nazionale. Quando l'attuale presidente degli Stati uniti era
ancora governatore del Texas, attraversava questo stato utilizzando un
jet privato messo a disposizione dalla compagnia.
Poi, nella campagna per la Casa bianca, Enron è stato il suo principale
finanziatore. Ma non è tutto. Kenneth Lay era ad un tempo un partner di
affari dell'attuale vice-presidente degli Stati uniti, Richard Cheney, e
copresidente della Fondazione Barbara Bush contro l'analfabetismo.
La simbiosi di Enron con i circoli dirigenti arrivava al punto di
permettere a Lay di essere il solo presidente di un'impresa di
elettricità a incontrare Cheney in privato, nel momento in cui
quest'ultimo stava preparando il piano energetico dell'amministrazione.
Avrebbe anche suggerito un certo numero di nomine alla testa
dell'agenzia federale incaricata di regolamentare il suo settore di
attività. In Gran Bretagna, dove Enron ha saputo trarre vantaggio dalla
privatizzazione dell'acqua, nel 1998 l'impresa era tra i finanziatori
del congresso annuale del Partito laburista.
Offrire ai politici «amici» un posto o una posizione d'oro
nell'impresa è stata egualmente un'arma molto efficace. Nel 1993, Wendy
Gramm, moglie di un senatore repubblicano del Texas candidato alle
elezioni presidenziali del 1996, ha ottenuto una lucrosa esenzione
fiscale per Enron in quanto membro di una commissione di
regolamentazione.
Poco dopo è entrata nel consiglio di amministrazione della società.
Stessa coincidenza nel caso di Lord John Wakeham, un conservatore
britannico che ha svolto un ruolo-chiave in occasione della disastrosa
privatizzazione dell'acqua in Gran Bretagna. Ancora una coincidenza nel
caso di Frank Wisner, ambasciatore degli Stati uniti in India ai tempi
dell'amministrazione Clinton: permise all'impresa di ottenere nel 1993
un contratto di 3 miliardi di dollari per costruire una centrale
elettrica di 740 megawatt molto controversa a Dabhol, poi fece pressione
sul governo indiano quando quest'ultimo intedeva ritornare sulla sua
decisione (intervenne anche il vice-presidente Cheney).
Un seggio nel consiglio di amministrazione di Enron aspettava Wisner
quando andò in pensione dal dipartimento di stato.
Bisognerebbe anche menzionare, tra le personalità politiche legate a
Enron, l'attuale presidente del Partito repubblicano Marc Racicot, l'ex
segretario di stato James Baker, Lawrence Lindsay, economista che figura
tra i consiglieri dell'attuale presidente, due responsabili della
campagna presidenziale del democratico Albert Gore. E lo scandalo
rischia anche di destabilizzare numerosi fan del mercato, in entrambi i
partiti (4).
Tecniche di persuasione brutali L'impresa diretta da Lay si è anche
distinta in un altro modo: è una delle poche ad essere stata oggetto di
un rapporto di Amnesty International, che descriveva dettagliatamente il
trattamento brutale a cui erano stati sottoposti alcuni abitanti di
Dabhol dai vigilantes di Enron. Le tecniche di persuasione hanno preso
anche altre forme.
John Kachamila, ministro delle risorse naturali del Mozambico, che ha
dovuto occuparsi di un contratto sul gas naturale sollecitato da Enron,
racconta le pressioni dei rappresentanti del governo statunitense: «minacciavano
di farci perdere dei fondi per lo sviluppo se non avessimo firmato - e
in fretta. I loro diplomatici, in particolare Mike McKinley [allora
responsabile d'affari a Maputo] mi ha obbligato a firmare un accordo che
non era affatto vantaggioso per il Mozambico. Non era un diplomatico
neutrale, avevamo la sensazione che lavorasse per Enron. Abbiamo
ricevuto anche alcune telefonate da senatori statunitensi che ci
minacciavano di varie ritorsioni nel caso in cui non avessimo firmato.
Hanno avviato una campagna denigratoria contro di me, suggerendo che
rifiutavo di firmare perché avrei voluto una percentuale» (5).
Gli apologisti di Enron temono che venga rimessa in causa l'«eredità»
della deregulation. Hanno ragione. Il futuro della deregulation, privata
delle pressioni politiche e dei finanziamenti delle campagne dei
politici, è ormai compromesso. Se ormai i comuni decideranno solo in
base al prezzo e alla qualità del servizio, è poco probabile che
scelgano qualcosa d'altro rispetto ai servizi municipali publici.
L'esempio della deregulation in California ha avuto un ruolo pedagogico:
l'esplosione del prezzo dell'elettricità è stata generale in tutto lo
stato, fatta eccezione per la città di Los Angeles, che possedeva le
proprie centrali. La «nuova economia» degli anni '90 ha sacrificato
l'idea di un servizio reso al pubblico sull'altare dell'ideologia del
mercato. I mercati, ci spiegavano, funziona sempre meglio e sono sempre
più democratici.
A lungo, la grande stampa è stata in sintonia con Enron. Quando ha
appreso la distruzione del grande conglomerato, un funzionario
californiano si è quindi lasciato scappare, sollevato: «Dio esiste».
note:
*Autore di One Market Under God: Extreme Capitalism, Market Populism and
the End of Economic Democracy, Doubleday, New York, 2000.
(1) San Diego Union Tribune, 2
febbraio 2001.
(2) È stato in particolare il
caso della società di certificazione Arthur Andersen, che ha ricevuto
27 milioni di dollari da Enron, di cui Andersen certificava i conti.
(3) Sul repubblicano Wall
Street Journal del 18 gennaio 2002, il fallimento di Enron è addebitato
alla cultura «degli amici di Clinton».
E il pensatore reaganiano George Gilder ha imputato gli imbrogli
finanziari dell'impresa alla complessità delle regole fiscali
statunitensi.
(4) I contributi elettorali
della società hanno certo privilegiato il Partito repubblicano, ma
anche i democratici hanno aprofittato delle donazioni dell'impresa oggi
in fallimento.
(5) Houston Chronicle, 1°
novembre 1995.
(Traduzione di A. M. M.)
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